
Le dichiarazioni del presidente gialloblù sulla sua gestione e sul futuro
Nella seconda parte della lunga intervista concessa dal presidente Setti ai colleghi di Telenuovo, il patron gialloblù ha parlato soprattutto degli allenatori degli ultimi tre anni e di Tony D’Amico.
Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
JURIC. “Non solo Juric ha cambiato la storia del Verona. C’è anche un pischello che si chiama Tony. Ci siamo compensati a vicenda. Senza di noi non sarebbe dove è oggi. A Torino ci siamo visti e mi ha abbracciato e mi ha chiesto scusa. Il suo comportamento per certi versi non è stato giusto quando è andato via ma sul campo per noi è stato molto importante”.
AGLIETTI VIA. “Ho mandato via Aglietti anche se era stato straordinario quell’anno, ma non credevo fosse giusto per la nuova stagione in Serie A. Anche Tony ha avuto un tentennamento ma ho deciso che era quella la cosa giusta da fare. Io vado sempre avanti per la mia strada. Sono andato a prendere Juric, che in quel momento era sottoterra perché arrivava da tre esoneri, ma me lo ricordavo da Crotone. Sicuramente Verona gli piace più di Torino. Se uno vuole rimanere un modo lo trova. Io sono fumantino, ma molto rispettoso di chi lavora nel mondo del calcio che ha meccanismi propri. Scontri con Juric? Mi ha detto addirittura che dovevamo mettere cento milioni sul mercato… Ieri sera Giulini ha detto che aveva fatto qualcosa di importane per il centenario e adesso si ritrova in Serie B. Io sono sempre stato chiaro con Juric, con Tudor, con tutti. Ivan era andato oltre nei miei confronti, ma gliel’ho concesso io facendo un passo indietro per il bene del Verona”.
D’AMICO. “Va via? Vediamo. Questo è mio figlio. È la persona più difficile da cui mi devo allontanare. Se andrà via sarà un pezzo di cuore che se ne va. Forse è un insegnamento: devo creare un rapporto meno viscerale. All’inizio dicevano che prendevo il figlio di Fusco e che faceva tutto Fusco da dietro… Tony è ambizioso e c’è un percorso sportivo suo. Io ho provato spiegargli che il Verona è questo, di più non può fare e dobbiamo stare ancora più attenti”.
DI FRANCESCO. “È arrivato rinunciando a dei soldi a Cagliari. Aveva una idea che però non era uguale alla nostra”.
Per la prima parte dell’intervista, clicca QUI
Per la terza parte dell’intervista, clicca QUI
