L’ex esterno gialloblù ha parlato ai microfoni de L’Arena

L’ex  ala gialloblù Pierino Fanna ha parlato a L’Arena in occasione dell’anniversario del debutto in Europa dei gialloblù, evento per il quale è peraltro stato premiato in occasione di Verona-Bologna.

IL GOL. «Non ero io il rigorista, ma nel match contro la Stella Rossa sentii che era giusto prendermi la responsabilità del rigore  Preso la palla senza guardare verso la porta, il portiere intuì, ma calciai in modo preciso. A volte rivedo quella gara e penso di avere disputato una buona gara. Potevamo vincere anche in maniera più larga. Quel match fece emergere la consapevolezza di chi eravamo, Bagnoli ci aveva trasmesso la voglia di divertirci giocando».

IL PRELUDIO. «La cavalcata culminata nello scudetto dell’85 era già iniziata da tempo, ancora prima del debutto in UEFA. Lo zoccolo duro composto da Tricella, Di Gennaro e Fedele c’era già dalla Serie B, poi arrivai anch’io e nel corso del campionato 1982/1983 offrimmo un grande calcio e ci divertimmo, trovando alla fine il quarto posto e il meritato accesso alla Coppa UEFA. Ricordo che Bagnoli metteva dei veti su certi giocatori che non andassero via. L’anno dopo eravamo spensierati, in casa vincevamo sempre e in trasferta poche, poi nell’84 Elkjaer e Briegel portarono esperienza, forza e fisicità, aiutandoci nella conquista del titolo».

VERONA. «Sogliano ha ragione quando dice che se fosse un giocatore vorrebbe venire all’Hellas. Verona è sempre stata uno stimolo e un trampolino di lancio, una delle piazze provinciali che ha saputo regalare grandi atmosfere. Da noi sono passati giocatori che hanno costruito la loro identità. E poi la città è bellissima e il tifo stupendo. Un giocatore che ha umiltà e voglia di crescere deve venire qui e decidere anche di fermarsi per la vita».

IL MISTER. «Bagnoli aveva una grande mentalità che proponeva un gioco verticale e vincente. È stato la nostra fortuna, ci ha migliorati tutti. Tra il nostro calcio e quello di oggi sembra siano passati duecento anni: adesso ci sono poche squadre verticali, ora fanno tanto possesso palla…».

IL NUOVO FANNA. «Oggi vedo sempre meno fuoriclasse: finita la generazione che ci ha portato a vincere il Mondiale del 2006, si è perso le traccia del talento italiano. In chi mi rivedo? I paragoni non mi piacciono, ma quando vedo giocare Chiesa, penso a me».