Il terzino attualmente in forza alla Cremonese si è raccontato ai nostri microfoni: ecco la prima parte dell’intervista
Quattordici presenze da titolarissimo, condite anche da qualche assist, poi l’inizio di un incubo: potremmo riassumere così l’esperienza all’Hellas di Alessandro Crescenzi, senza dubbio uno tra i migliori nella prima parte della tribolata scorsa stagione.
Per farci raccontare qualcosa della sua esperienza gialloblù, ma non solo, abbiamo quindi deciso di contattarlo: ecco dunque la prima parte della nostra intervista esclusiva.
Ciao Ale! Come va la quarantena?
«Da un mesetto sono tornato a Roma, e ora sono con la mia famiglia: in momenti come questo stare con i propri cari secondo me è la cosa più importante. Per quanto possibile cerco di allenarmi sul terrazzo e di far passare il tempo: certo, un po’ di noia c’è, ma è anche normale».
Dopo il tuo già lungo stop, vederti nuovamente fermato non dev’essere stato facile…
«Dopo due infortuni, uno alla caviglia e l’altro alla coscia, avevo appena ripreso a correre, allenarmi e soprattutto a giocare, quindi per me questo nuovo stop è davvero stata una mazzata tremenda. Io poi sono uno che non sta mai fermo, quindi soffro molto questo situazione. Ho davvero tanta voglia di giocare, e io tornerei in campo anche subito, ma ovviamente prima c’è la salute e quindi dobbiamo sapere se ci sono le condizioni per farlo».
Torneresti in campo anche a porte chiuse?
«Credo che l’importante sia riprendere, quindi anche le porte chiuse sarebbero comunque un piccolo passo in avanti».
Parliamo un po’ di Verona e partiamo dalla scorsa stagione: ci racconti i primi mesi?
«A inizio stagione giocavo, avevo continuità e mi sentivo molto bene. Il gioco che faceva Grosso era l’ideale per me, perché chiedeva ai terzini di correre molto e di buttarsi in avanti: con il mister mi sono trovato molto bene. Dopo dieci o quindici partite è però arrivato il maledetto infortunio alla caviglia: la cosa che più mi dispiace è non essere riuscito a dimostrare appieno le mie qualità».
Visto che hai già accennato tu all’argomento, ci racconti in cosa è consistito quell’infortunio: cosa avevi di preciso? Per quanto te lo sei trascinato dietro?
«In sostanza dopo una distorsione alla caviglia si è formato un edema malleolare, e anche solo sfiorarlo mi provocava dolore. Correre o stoppare il pallone mi provocava poi fitte impressionanti. Inizialmente sembrava che i tempi di recupero dovessero essere brevi, ma poi vedevo che anche con il passare del tempo la situazione non migliorava: ho provato tre o quattro volte a tornare in campo, ma appena facevo allenamento mi si gonfiava e dovevo fermarmi di nuovo. Un infortunio davvero fastidioso…».
Quando è che finalmente sei riuscito a dire: “Ora sto bene”?
«Ho iniziato a sentirmi meglio verso la metà dello scorso ritiro estivo: già durante i primi giorni il dolore era sopportabile, poi piano piano è scomparso del tutto».
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