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Prandelli: “Ho perso amici ad Orzinuovi. Ora investiamo nella ricerca”

Le dichiarazioni dell’ex allenatore gialloblù sulla sua esperienza in quarantena

L’ex allenatore dell’Hellas Verona, Cesare Prandelli, ha parlato a La Gazzetta dello Sport:

QUARANTENA. “Poto gli ulivi, pianto gli ultimi arrivati, poi c’è da far legna… Lavori che in questi giorni mi tengono occupato, anche nella letture. Sto studiando: “La tecnica del giardiniere”. Per ora curo il pollice verde”.

ORZINUOVI. “Ero lì tre settimane fa, da mia mamma. Domenica mattina in piazza, a chiacchierare con gli amici di una vita. Girava già la voce della chiusura totale. Si parlava di una sfida a bocce con una società di Codogno che era venuta a Orzinuovi. Un paio di persone che erano state al bocciodromo risultavano contagiate. Qualcun altro parlava di torneo di carte. Qualcuno della fiera del fieno che ha sempre attirato in paese gente di Cremona e Lodi. Avevo impegni di lavoro a Firenze. Sono ripartito. Il giorno dopo è diventata zona rossa”.

AMICI E PARENTI SCOMPARSI. “Dalfio era un grandissimo amico, da secoli. Ha fatto anche il custode a Collecchio, quand’ero al Parma. Era in piazza quella domenica mattina. Ho pure scherzato: “Io ho il fisico, ma tu sei cagionevole. Vai a casa…” Poi ho sentito sua moglie. Negli ultimi giorni non ha potuto neppure stargli vicino in ospedale. Terribile. Ho perso molti amici e conoscenti: un prete, un medico, un rappresentante… A Orzinuovi, 13.000 abitanti, morivano in media 100 persone all’anno. Ne sono morte 90 in tre settimane. Una strage. L’altra mattina hanno celebrato 13 funerali. E poi gli amici e i conoscenti di Brescia. Parenti? Uno zio e altri contagiati. La moglie di un mio cugino è medico e vive separata in casa da marito e figli. Mia mamma sta bene, per fortuna. È assistita da una badante e dalle mie due sorelle. Penso a loro continuamente, con ansia”.

BERGAMO. “Ho telefonato a un amico bergamasco, mi ha detto: “Non sento altro che sirene d’ambulanza e ogni volta che ne passa una, penso a chi si lamenta perché deve stare in casa. Come se il male fosse non poter uscire. Il male è che si muore a grappoli”. Io penso anche ai 20.000 volontari italiani che stanno combattendo l’emergenza. Non sarà mai più come prima. Usciremo da questo incubo diversi, in un’Italia migliore, spinta sulla strada giusta dal dolore sofferto. Me lo auguro”.

CAMBIAMENTO. “Mi aspetto un Paese che investa tanto sulle strutture ospedalieri e sulla ricerca, che diventi un punto di riferimento. Cambierà la vita di tutti. Ci siamo resi conto della nostra fragilità. Ritoccheremo priorità e valori. Ora se muore un anziano, si commenta: “Vabbè, aveva 80 anni…” Ma quei vecchi hanno fatto la nostra storia, ci hanno permesso di essere quello che siamo. Forse domani riserveremo agli anziani più rispetto“.

CALCIO. “Guardi, per ora ho un sentimento di repulsione. Io associo il calcio al divertimento, alla gioia. Questo non è il momento del calcio. È momento degli ulivi… Però mi aspetto che questa tragedia faccia crescere anche il calcio come il Paese”.

BILANCI. “Capisco che il calcio sia azienda e abbia le sue preoccupazioni, ma sarebbe immorale ridursi a discutere di stipendi quando la gente muore e perde il lavoro. Si è voluto mandare avanti il carrozzone a tutti i costi, tra porte aperte e chiuse, con le conseguenze che sappiamo. Davanti a certe logiche, resto disgustato. Mi auguro che la ripresa non sia affrettata. Le condizioni di sicurezza non bastano. Servono tempo e sensibilità. Bisogna lasciare decantare il lutto e il dolore. Ci vuole rispetto per chi ha sofferto. Non si può passare dal cimitero allo stadio in un giorno; da un convoglio di 150 bare alla ola. Se il calcio perde 3 o 4 mesi non cambia nulla. Non devono essere pronti a giocare solo i calciatori, deve essere pronta anche la gente a gioire”.

STAGIONE IN CORSO. “Non mi piacciono le mode. Se le statistiche dicono che su dieci azioni impostate dal portiere ne arriva una sola a centrocampo, perché costruire sempre da dietro? Al contrario, ritengo straordinario il lavoro di Inzaghi che ha costruito la Lazio sfruttando alla perfezione i 4-5 uomini di grande qualità e ora può vincere. Non s’inventa nulla. Il calcio è mettere i giocatori nelle condizioni migliori per esprimersi. L’allenatore deve adeguare le idee alla squadra, non il contrario”.

NAZIONALE. “Avevo centrocampisti di grande qualità, portai la palla in mezzo e nacque un gioco di possesso e attacco che si staccava dalla nostra tradizione, come sta facendo Mancini con giovani di valore. Ci chiamarono in ogni parte del mondo per farsi raccontare come avevamo fatto. Erano tutti sorpresi…”.

EUROPA. “Sono affascinato dai centrocampisti che cercano l’uno contro uno da lontano e creano superiorità. Le grandi ce li hanno. In Italia vedo solo Castrovilli, che salta l’uomo anche molto basso, Barella e Tonali. Zaniolo parte più alto”.

STRISCIONE SUL PONTE TRA BERGAMO E BRESCIA. “Uno stupido. E gli stupidi nascono ovunque. Conta il gesto dello striscione. La rivalità calcistica resterà sempre, ma l’epidemia migliorerà i rapporti tra le persone. I padri racconteranno ai figli dell’epidemia e il ricordo di quel dolore condiviso tra città vicine diventerà una lezione preziosa”.

AMICHEVOLE CON BAGGIO IN CAMPO E LEI E MAZZONE IN PANCHINA. “No, non è un’utopia. Sarebbe meraviglioso”.

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4 anni fa

Investire di piú sulla ricerca e spendere meno sugli armamenti!!!!!

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