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Empoli, Casale: “Dionisi ha creduto in me. Risultati frutto del nostro lavoro”

Il difensore di proprietà dell’Hellas Verona si è raccontato e ha commentato la sua stagione con il club toscano

Il difensore in prestito all’Empoli, Nicolò Casale, ha parlato a Gianlucadimarzio.com:

PRIMO GOL. “Pensavo più a un colpo di testa su calcio d’angolo. Invece ero rimasto in zona dopo una punizione mossa corta e su ribattuta l’ho fatto di sinistro…Me ne avevano già annullati un paio negli anni scorsi. Ora c’è da decidere come pagarlo in spogliatoio”.

LA STAGIONE  DELL’EMPOLI. “È lunga ancora, ma i risultati sono il frutto di come lavoriamo. Non c’è mai stato un allenamento più blando da ottobre a oggi. Chi perde le partitelle in settimana, va a casa arrabbiato. C’è competizione e spirito di squadra. Niente gruppetti, niente divi. Siamo molto vecchio stile: tanto spogliatoio, poche chat. Sudore e risate: del resto quando hai gente tipo Sabelli, La Mantia e Bandinelli come fai a non ridere…”.

DIONISI. “Quando mi ha chiamato per raggiungerlo a Empoli, non ci ho dovuto pensare neanche un secondo. Già l’anno scorso mi fece capire con i fatti che credeva in me. Mi mise in campo da titolare già alla sesta contro il Pisa, da terzino. Poi per una testata fortuita dovetti uscire e saltai qualche partita. Ma ebbi un’altra occasione poco dopo e da lì ho avuto sempre continuità. Col suo gioco mi trovo benissimo perché i centrali hanno modo di toccare tante volte il pallone. Siamo i primi interessati nella costruzione, così come gli attaccanti sono i primi a farsi il mazzo per proteggerci. Il segreto alla fine è lì”.

EMPOLI.  “Una città in cui è difficile non trovarsi bene: peccato non poterla vivere a pieno, ma il calore della gente lo percepisci anche solo andando a fare la spesa. Sto benissimo qui ed è anche meglio di come me l’aspettavo”.

SOPRANNOME DINO. “È ‘colpa’ di Caio De Cenco, mio compagno quando giocavo al Südtirol in serie C. Stavamo facendo un torello e ha iniziato a dirmi che mi muovevo tipo T-Rex. Diceva che gli ricordavo un dinosauro per come correvo e per la testa. Quando sono arrivato a Venezia si era già sparso il soprannome. Ora pure gli amici con cui sono cresciuto in provincia di Verona mi chiamano così. Secondo me ci sta, ti dico la verità”.

FAMIGLIA. “Mio padre ha provato a giocare poi un po’ di problemi fisici lo hanno costretto a prendere altre strade. Anche per questo mi ha spesso messo in guardia dai rischi di questa carriera ma sono contento di avere insistito e adesso gioco nel suo stesso ruolo. Prima delle partite chiedo sempre aiuto a nonno Giancarlo. Mi portava sempre nei campi dietro casa a giocare, trattandomi come un piccolo principe. Mi ha sempre spronato affinché seguissi il cuore e i sogni. Porto il numero 16 perché è il giorno della sua morte, oltre a quello di nascita di mia sorella. Da lassù credo che sia fiero di quello che sto facendo”.

VALENTINA. “Abbiamo un rapporto bellissimo. Ci siamo messi insieme poco prima del lockdown. È partito da un like su Instagram e dopo poco eravamo una coppia. Non litighiamo mai, lei si occupa di pubblicità per Mediaset. È sensibile, intelligente e poi fa una carbonara da urlo”. 

 

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3 anni fa

Nicolò un ragazzo semplice e serio,ti auguro una carriera gratificante.

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