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Lupo a CH: “Pawel non è una sorpresa, lo presi per la sua duttilità. Verona da Europa? Deve crederci”

Le dichiarazioni dell’ex dirigente rosanero sulla stagione del difensore polacco e su quella del Verona

Tra i protagonisti del Verona ottavo in classifica alla conclusione del girone d’andata c’è anche Pawel Dawidowicz. Se è disponibile, Juric non ci rinuncia quasi mai. Il polacco ha collezionato 15 presenze in campionato ed è da considerarsi a tutti gli effetti uno dei titolari della formazione di Juric per continuità di rendimento, spirito di abnegazione e duttilità. Il classe 1995 è al quarto anno in Italia, il terzo consecutivo in maglia gialloblù, dopo il primo giocato con la maglia del Palermo. Per commentare la sua crescita e il calciomercato del Verona, CalcioHellas.it ha contattato in esclusiva Fabio Lupo, il direttore sportivo che ha portato Dawidowicz in Italia:

È sorpreso dal rendimento di Dawidowicz in questa stagione?
Non ho mai avuto sulle qualità di Pawel, sin da quando l’ho portato a Palermo ero convinto che sarebbe migliorato perché un giocatore intelligente, applicato e con buonissime qualità tecniche di base. Mi ha stupito la sua duttilità e la sua capacità di adattarsi a un sistema di gioco come quello di Juric che lo ha portato a giocare in marcatura su giocatori molto diversi. Mi è rimasta impressa la partita contro l’Atalanta, quando in pochi minuti è passato da Gomez a Zapata. Ma non è solo quello, perché Pawel è un giocatore che quando ha la palla tra i piedi la sa trasmettere con estrema semplicità”.

Cosa l’aveva colpita per portarlo in Italia?
La sua duttilità tattica. Io sono uno che viaggia molto, che segue molto il calcio estero quando non ho un incarico e l’anno prima di arrivare a Palermo lo avevo notato al Bochum, in una partita dove ha giocato prima da terzino destro, poi da centrale e infine da play davanti alla difesa. Noi a Palermo cercavamo un giocatore che fosse duttile e per questo abbiamo fatto questa operazione. Alla fine della stagione io sono andato via dal Palermo e la società non lo ha riscattato dal Benfica, anche se era una cifra alla portata. Il Verona si è saputo infilare nella trattativa e ha preso un giocatore che adesso si sta rivelando come lo pensavo io”.

Secondo lei, cosa gli è mancato nelle due prime stagioni all’Hellas?
“Ha avuto qualche infortunio che lo ha frenato, mentre quest’anno ha trovato continuità di prestazioni ed è emerso il suo valore”.

Che ricordo ha di lui al Palermo?
Pawel è un ragazzo straordinario per semplicità ed educazione. Io lo portai a Palermo insieme ad altri due polacchi e tutti e tre si distinsero per queste caratteristiche, per professionalità ma anche simpatia. Ricordo un’estrema serenità da parte sua, sia che giocasse o che stesse in panchina: aveva sempre il sorriso a testimonianza della consapevolezza delle sue capacità. Un professionista esemplare che mi colpiva negli allenamenti per la capacità di giocate nello stretto, nonostante una struttura importante, trovava sempre la giocata giusta, quella più semplice. Non mi stupisce il suo rendimento questa stagione. Stilisticamente non è elegante, ma è estremamente efficace”.

Qual è il giocatore che l’ha sorpresa maggiormente di questo Verona?
“Come ho detto prima, ero molto curioso di vedere all’opera Ilic, così come Tameze. C’è stata la crescita di Zaccagni, anche se aveva già dimostrato di avere qualità importanti. Forse, chi mi ha sorpreso di più è Dimarco perché ha fatto uno scatto in avanti sul piano del rendimento e della maturità tecnico-tattica”.

Qual è la sua valutazione dell’operato di Tony D’Amico in questa sessione di mercato?
“Lui è stato un mio calciatore della Primavera nel mio primo anno lavorativo da responsabile del settore giovanile del Pescara, lo conosco molto bene così come Margiotta. Sono due abruzzesi come me e non posso parlarne male (ride, ndr). Penso che dovesse fare interventi mirati in questa sessione e mi sembra che gli abbia fatti. Con Sturaro ha aggiunto esperienza, anche se a centrocampo ci sono giocatori che mi piacciono molto come Tameze e Ilic. Il serbo lo avevo visto all’opera nel Nac Breda e mi aveva colpito molto: quest’anno sta confermando  le sue qualità in Serie A”.

Come commenta la cessione di Di Carmine e l’arrivo di Lasagna?
Con Lasagna hanno aggiunto un giocatore che può far fare il salto di qualità in attacco, senza nulla togliere a Kalinic e Favilli. Si tratta di un attaccante di spessore, che sa attaccare molto bene la profondità. Di Carmine era una buona soluzione, ma poi ci sono state delle dinamiche di mercato ed è arrivato Lasagna, che è un giocatore nel giro della nazionale, qualcosa vorrà dire… Anche sul piano dei numeri a livello realizzativo, negli ultimi anni Lasagna ha fatto molto bene”.

Questa squadra può ambire all’Europa League?
“In questo momento è giusto pensarci. Deve provarci fino alla fine, perché anche l’Atalanta ha fatto così qualche anno fa. La squadra gioca un calcio di livello, ha continuità di risultati e ha aggiunto degli innesti importanti. Il Verona dev’essere contento del campionato che sta facendo, ma sarebbe giusto provarci, poi con Juric sarà difficile abbassare l’attenzione”.

 

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