Le dichiarazioni dell’artista e tifoso gialloblù in vista della partita di lunedì sera contro il Genoa
Il cantautore veronese Massimo Bubola, ha parlato a Il Corriere di Verona in vista della gara tra Hellas Verona e Genoa:
“Il calcio, diceva Gianni Brera, non è uno sport per gli snob, ma per il popolo e per gli aristocratici. Io e Fabrizio sentivamo di appartenere alla prima categoria”.
GIOCATORI PREFERITI. “A entusiasmare di più De André era Roberto Pruzzo, centravanti del Genoa, che lui chiamava O Rey de Crocefieschi. Ricordo quel derby nel marzo del ‘77 quando Pruzzo segnò di testa il gol decisivo contro la Sampdoria. Festeggiammo quella vittoria assieme al mio ventitreesimo compleanno, con qualche bella bottiglia. Io ammiravo molto Ciccio Mascetti, che era l’anima e il fuoco dell’Hellas di allora”.
RICORDI CON DE ANDRE’. “Era fine ottobre, sempre nel ‘77, l’anno in cui scrivemmo l’album “Rimini”. A Genova finì 2-2 con due reti proprio di Mascetti. La seconda, splendida, fu premiata, se ricordo bene, come la più bella del campionato”.
VERONA ATTUALE. “Il caro e compianto amico Gianni Mura scriveva, a proposito di Juric, inserito nella sua rubrica sui 100 nomi dell’anno 2019: “Bravo, ha fatto le nozze coi fichi secchi”. Credo che Juric, che ha riscelto l’Hellas, dopo il bel campionato dell’anno scorso, abbia diritto a fare le nozze anche con possibilità migliori, per dimostrare fino fondo il suo valore”.
PASSIONE. “Abituato fin da piccolo ad andare a vedere la partita con mio padre, ricordo la poca tensione coi tifosi avversari. Fuori dallo stadio e sugli spalti c’erano discussioni e polemiche tra esperti di calcio ed enciclopedici del football. I veri sostenitori della squadra conoscevano tutto, anche le formazioni più antiche ed eroiche, da qui la mitologia e le narrazioni epiche che ne conseguivano. Quando ero adolescente cambiò il clima e le tensioni con i tifosi avversari aumentarono, tra la politicizzazione, gli slogan pesanti e gli striscioni violenti. C’è una canzone che ho scritto da non molto, “Tutti quegli anni”, che narra di questi passaggi e di mio padre”.
SPIRITO HELLAS. “È lo spirito temerario, impavido, intrepido che l’Hellas ha sempre avuto nelle annate migliori. Oggi è molto più difficile per le cosiddette provinciali arrivare in alto, ma a noi, che non disdegniamo i perdenti, la cosa che sta più a cuore è essere fieri e riconoscersi nella propria squadra, che è poi un concetto che si allarga alla vita. Questo sentimento non ha un vocabolo corrispondente nelle lingue neolatine, come l’italiano, il francese o lo spagnolo, ma in tedesco lo chiamano Heimat e in croato è Domovina, che vuol dire suppergiù piccola patria del cuore”.
Ma va a…
Perché non pensi alla tua splendida carriera canora?
Ce le ha le responsabilità. Costruire una squadra unita che si salvi, possibilmente giocando bene.