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Il Governo tiene tutto chiuso, anche il calcio deve adeguarsi. Ripresa (forse) a maggio

Conte ha a lungo valutato l’opzione di una riapertura, ma alla fine è stato persuaso dalla comunità scientifica

Una via Crucis se il paragone non cadesse nel giorno sbagliato. Un tweet a inizio mattina «più tardi vi aggiornerò», poi la conferenza di Giuseppe Conte ha camminato per tutto il pomeriggio.

Prima le quattordici e trenta, poi le quindici, il veloce Bollettino della Protezione civile delle diciotto aveva riacceso i riflettori, fino al nuovo post che fissava per le 19.30 le attese spiegazioni al Paese. Ed ecco il nuovo dpcm: resta tutto chiuso fino al 3 maggio, trascorreremo in casa Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e primo maggio, la curva dei contagi decresce ma non tanto da poter concedere aperture. Il premier conferma il lockdown perché – come ripete – la tutela della salute è il primo obiettivo, riporta stamani Il Corriere dello Sport.

Dunque tutto fermo, anche il calcio che si aspettava, forse, di rientrare nella finestra del 14 aprile. Conte ha avuto incontri, colloqui, telefonate da ovunque e da chiunque. Le pressioni per le riaperture anche piccole, anche parziali del sistema Paese hanno diviso la sua giornata in apparenti “stazioni”. Lui e la sua squadra di ministri, come l’ha chiamata, a consultarsi e a consultare regioni, province, comuni e anche i club.

Perché lui, il presidente del Consiglio, forse qualcosa in più avrebbe voluto aprire, tendere una mano a quei settori – tra cui lo sport, il calcio soprattutto – che aspiravano a una ripartenza. Potersi riallenare con il distanziamento sociale, con le norme di sicurezza, con le nuove visite di idoneità: tutto secondo regola insomma. Il calcio ci ha sperato davvero di avere davanti un orizzonte: poter tornare a giocare dopo la lunga inattività. È stato combattuto – dicono – per giorni il presidente, alcune società hanno fatto pressione, riproponendo il clima di divisione che c’è nella Lega calcio. Ma alla fine ha ceduto alle massime cautele messe sul tavolo dal comitato scientifico. No a eventi sportivi, no ad allenamenti. I calciatori potranno continuare a fare i compiti a casa e le società, come previsto dal protocollo sui luoghi di lavoro, potranno mettersi in regola per essere pronte il giorno del via.

Conte lo ha sottolineato: «La tutela della salute è al primo posto, è giusto pensare agli interessi economici e al nostro tessuto produttivo ma per allentare le misure e per poter ripartire in condizioni di sicurezza, serve tempo. Non siamo ancora in quella condizione, bisogna attendere. Quello che posso promettere è che se prima del 3 maggio dovessero presentarsi le condizioni, ne ridiscuteremo».

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4 anni fa

Certo che deve aprire a porte chiuse…..o vogliamo rischiare un altra ecatombe……la partita Atalanta Valencia e stata il detonatore che ha causato il disastro in Lombardia

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