Raggiunti dai colleghi de L’Arena, i quattro hanno ricordato uno dei periodi più duri ma anche più belli della storia gialloblù
Un racconto a quattro voci: questo in sostanza quanto apparso sull’edizione odierna de L’Arena. I colleghi hanno infatti raggiunto Attilio Gregori, Ezio Rossi, Tullio Gritti e Davide Pellegrini per far loro rievocare la storica promozione arrivata al termine della tribolatissima stagione 90/91, quella arrivata nonostante la società dell’Hellas fosse già fallita a metà stagione.
GREGORI. «All’epoca non avevamo nemmeno i soldi per l’aereo, viaggiammo tutta la notte per andare a Reggio Calabria in pullman e poi vincemmo pure. Eravamo una squadra forte con in panchina Fascetti, all’epoca uno dei migliori. Già dal ritiro avevamo capito che sarebbe stata dura: le proprietà faceva tante promesse ma non c’erano soldi. A metà campionato ci fu un confronto tra noi e l’allenatore: ci disse che da lì in avanti non ci sarebbero più stati stipendi, e ci chiese cosa avessimo intenzione di fare».
ROSSI. «Eravamo in ritardo di quattro o cinque stipendi e mancava tutto mancava tutto. Ci fu una votazione all’interno del nostro spogliatoio: i più giovani avevano più interesse a non accettare, mentre quelli in là con gli anni avevano idee opposte. Noi più esperti approfittammo di un giorno in cui mancavano due o tre giovani per votare e vincemmo per dieci a nove. È la promozione più importante della mia carriera, anche perché andando in A evitammo anche il declassamento nelle categorie dei dilettanti. Siamo andati in Serie A senza club e senza soldi».
GRITTI. «All’epoca ci fu qualcuno che tirò indietro, ma era capibile: non percepivamo lo stipendio da tanto tempo e la situazione era pesante. Qualche compagno esperto ci deluse, però finita la votazione andammo in campo con Fascetti e minacciammo tutti dicendo che, da lì in avanti, si sarebbe pensato solo a giocare. Una cosa del genere oggi non sarebbe possibile: adesso comandano i procuratori e quindi spesso i ragazzi non ragionano con la loro testa».
PELLEGRINI. «Fascetti era stato chiaro e io volevo giocare. Speravamo accadesse qualcosa che poi è effettivamente accaduto. Eravamo ragazzi responsabili e con tanta voglia, ma grande merito va ai giocatori più esperti, che guidarono il gruppo. E poi trovammo una città e dei tifosi che ci aiutarono a raggiungere il traguardo: questa è una cosa che Verona avrà sempre».
Paolo frasi a seguire
Ma la famiglia mazzi, arrivo’ dopo?
Che bene maglie… Tra le migliori…