
L’ex difensore ha vestito la maglia gialloblù dal 1999 al 2001, dopo ben 12 stagioni nel Parma, eccolo intervistato da L’Arena
Arrivò al Verona già maturo, Luigi Apolloni, dopo aver trascorso una vita intera con la maglia dei ducali. Lo si ricorda ancora per quel nono posto in Serie A del 2000, come riporta L’Arena, ottenuto dopo un inizio stagione a dir poco disarmante, divenne prima il pilastro difensivo, poi uno degli uomini simbolo di quella rimonta.
“Prandelli dimostrò tanta umiltà cambiando modulo, scegliendo il 3-5-2 e mettendo da parte il 4-4-2 che fino ad allora era stato il suo credo“, dice Apolloni raccontando di quegli anni. “Lo specchio di quei mesi fu la partita col Parma di Malesani. Da 3-1 per loro al 4-3 per noi. Quel Verona non si arrendeva mai. Se vuoi salvarti d’altronde non c’è altra strada“.
Sull’attuale Verona, quello che sta vivendo invece un momento di sconforto e che oggi pomeriggio affronterà il Cagliari, l’ex difensore dice: “Il Verona proprio sereno non può essere, ma almeno bisogna rimanere stabili ed equilibrati. Perché i conti si fanno sempre alla fine. Conosco i tifosi del Verona, sanno bene che si può anche perdere nel calcio ma che è fondamentale dare sempre tutto. I giocatori dovranno buttare il cuore in campo. Pecchia deve trovare forza attraverso le sue convinzioni. È chiaro che devi essere sostenuto dalla società, altrimenti ti sentiresti delegittimato“.
Dopo il ritiro, arrivato proprio a termine dell’esperienza scaligera, Apolloni passa al ruolo di tecnico, allenando diverse squadre. A Gubbio nel 2012, uno dei suoi difensori è Antonio Caracciolo, uno dei muri del Verona di oggi: “Caracciolo può avere un futuro importante. Anche se un difensore non andrebbe mai valutato singolarmente. Tutti ormai devono svolgere la fase di non possesso, non è un caso che uno dei ritornelli più inflazionati nel calcio di oggi sia che “i primi difensori sono gli attaccanti“.
