“La situazione – ha iniziato l’ex direttore sportivo del Verona nonché doppio ex della sfida Mauro Gibellini – non è assolutamente compromessa. Bisogna stare calmi e guardare bene dentro al campionato“. Bisogna essere lucidi e non gettare la spugna credendo che sia tutto già chiuso. Sono queste le sue riflessioni espresse a Gialloblù live.
“Nelle ultime gare il Verona ha dato buoni segnali. La squadra è con Pecchia che secondo me va assolutamente difeso. E’ un allenatore coerente e mi stupisce e fa riflettere che abbia sempre la squadra con sé. Ci sono delle cose, degli atteggiamenti che un addetto ai lavori nota. E io vedo una squadra che è sempre compatta con il tecnico. Questo è un dato positivo“.
Così, in modo lucido, analizza un fattore che già da qualche partita si era fatto notare: nel momento in cui la critica stava prendendo il sopravvento, la squadra è riuscita a formare un poligono attorno a sé dentro il quale proteggersi. Non è una bolla anti-fischi o roba del genere, è una quadratura di gioco che prima mancava e ora, grazie a discrete prestazioni, permette al Verona una consapevolezza dei propri mezzi, una fiducia di cui Pecchia ha parlato allo sfinimento. Resta però la cattiva situazione di campionato:
“Credo anche che Pecchia abbia tirato fuori tutto dal Verona. Questa rosa ha dei limiti che oggettivamente vanno compensati. Senza un attaccante non si può fare tanto. L’attaccante può risolverti le gare complicate, basta pensare a Toni. E questo rimette la palla in mano a Setti“.
Una squadra spremuta, non capace di offrire di più. Questa è l’oggettiva realtà dei fatti? Eppure la punta non mancherebbe, anche se forse non è quella adatta a un’armata da salvezza. In un equilibrio così effimero, però, è proprio senza una vera punta che l’Hellas ha iniziato a offrire qualcosa sul campo.
“La proprietà del Verona non può tirarsi indietro a gennaio. Bisogna fare un mercato importante perché solo così puoi giocarti la salvezza. Lo chiede la città, il blasone di Verona e credo lo chiedano proprio Fusco e Pecchia in primis“. Una riflessione interessante che non risparmia attribuzioni di ovvie responsabilità.