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Chapecoense a un anno dalla tragedia

Il 28 novembre 2016 il volo LaMia 2933 precipita a sud di Medellín. A bordo la squadra brasiliana della Chapecoense, con staff e stampa al seguito, si stava dirigendo alla finale di Coppa sudamericana. Delle 77 persone a bordo solo 6 riuscirono a salvarsi, fra cui i tre calciatori Jakson Follman, Alan RuschelNeto. Una tragedia che scosse il mondo del calcio, ricordando altre tragedie che colpirono le squadre di calcio.

Un disastro che non lasciò indifferente nemmeno il pubblico veronese, dato che in rosa c’era anche il difensore brasiliano Cláudio Winck, neo-arrivato proprio dall’Hellas Verona e non convocato per la finale: per questo su quell’aereo lui non ci salì. Una tragedia che tocca anche Rômulo, che nella Chape aveva giocato nella stagione 2009 e fu per lui un trampolino di lancio verso la Serie A brasiliana.

La squadra, grazie alla proposta dell’Atlético Nacional (l’avversaria della finale di Coppa), venne dichiarata campione di Sudamerica. Un riconoscimento alla memoria delle vittime. La premiazione dei tre atleti sopravvissuti fu toccante, ma due di loro vestono ancora la maglia dalle Chape, portando con loro il ricordo di chi non c’è più. Il portiere Follman si è ritirato dopo il disastro a causa dell’amputazione della gamba.

Un anno dopo il drammatico episodio la Chapecoense ha trovato la forza di rialzarsi, ottenendo qualche giorno fa l’aritmetica salvezza, dopo aver rifiutato alla fine dell’anno scorso il blocco della retrocessione che era stato proposto sul campionato.

E sono mille le storie dietro a quel giorno buio del 2016, dal figlio dell’allenatore che non salì sull’aereo perché aveva dimenticato il passaporto e seppe qualche ora dopo della scomparsa del padre. Dallo stesso Neto, invitato da Ruschel accanto a lui e per questo, probabilmente, ancora vivo. Calciatori che hanno lasciato figli che ancora dovevano nascere, mogli che ancora dovevano sposare: una vita che ancora dovevano vivere.

Ma la Chapecoense oggi ha ritrovato il coraggio, per commemorare quei ragazzi che andavano a giocarsi una finale, per rimanere ancora in Serie A dopo una scalata meravigliosa. Oggi la Chape è ripartita portando nel cuore i sogni dei calciatori che oggi non ci sono più, ma sono stati campioni del Sudamerica.

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