Il “ribelle” gialloblù spegne oggi 73 candeline
Singolare e talentuoso, tanto da diventare un simbolo per il Verona di quegli anni. Anni tra il 1972 e il 1978, arrivato in riva all’Adige al culmine della sua carriera, dopo aver giocato per Juventus e Roma. In più di 139 partite di campionato con i gialloblù segnò 39 gol.
Spegne 73 candeline Gianfranco Zigoni, nato a Oderzo (nel trevigiano) il 25 novembre del 1944. Un “ribelle“, si è sempre detto, del calcio italiano: forse semplicemente un personaggio diverso e più diretto di altri. “I veri grandi son morti giovani. Io sarei voluto morire quando giocavo a Verona, lì, sulla fascia sinistra, così mi avrebbero intitolato lo stadio“, questo ha detto al giornalista Federico Buffa nel corso dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia in una delle sue più recenti apparizioni.
Ricordato tutt’oggi per gesti decisamente stravaganti, come la partita trascorsa in panchina con la vistosa pelliccia e il cappello addosso o ancora per quel gol in amichevole contro il Vicenza, Zigoni potrebbe essere definito un dandy del calcio.
Era in campo il 20 maggio del ’73, che fu per il Milan la data della prima fatal Verona, ed era in campo anche il 29 giugno 1976, in quella finale di Coppa Italia pesantemente persa contro il Napoli di Delfrati. Fu protagonista del ritorno in Serie A nel 1974/’75.
Un giorno disse: “Metto fuori classifica io, Pelé e Maradona perché calcisticamente siamo tre extraterrestri“, ma le frasi d’ufficio a lui non piacevano, per questo forse divenne così apprezzato a Verona. Già, perché in campo era matto, ma fuori ancor di più.
L’ex giocatore gialloblù ha ricevuto gli auguri social del Verona, attraverso il canale Instagram della Società:
