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Veloso alla GdS: “L’età? È solo uno stato dello spirito”

Il centrocampista gialloblù, già fondamentale alla prima giornata contro il Bologna, si è raccontato ai colleghi della Rosea

È già gol“: queste le testuali parole che serpeggiavano nella tribuna stampa del Bentegodi prima che Veloso trasformasse la punizione dell’1-1 contro il Bologna.

Una sicurezza Miguel, autentico cervello in un centrocampo gialloblù dominato da gente di gamba e corsa: ed è forse proprio questa sua “particolarità” che ha spinto i colleghi de La Gazzetta dello Sport a raggiungere il centrocampista classe ’86 per scambiare con lui due chiacchiere sul Verona, ma non solo.

Di seguito, dunque, le principali dichiarazioni rilasciate dal numero 4 dell’Hellas ai giornalisti della Rosea.

LA SERIE A. «Sarà un campionato molto competitivo: da quando è arrivato Cristiano Ronaldo, c’è stata una scossa generale. A noi serviranno grinta, cuore e voglia di fare, perché per una neo-promossa è sempre difficile salvarsi».

JURIC. «Tra me e il mister c’è rispetto reciproco. Di lui mi piacciono il modo in cui intende il calcio, la cattiveria e il modo di fare allenamento: adoro imparare lavorando con intensità».

IL CALCIO SECONDO MIGUEL. «Mi piace che la squadra domini, abbia il possesso della palla e sappia quando pungere. Chiaro che alla fine contino sempre i risultati, ma è altrettanto vero che se non giochi è più difficile vincere».

QUEL MANCINO “MAGICO”… «Io in realtà nasco destro, ma una volta mio padre mi disse di provare a calciare anche col sinistro e mi diede un buffetto sulla testa da allora, forse per paura, ho iniziato a calciare col sinistro. Le punizioni? Questione di allenamento, negli ultimi due anni ci ho lavorato molto. Da piccolo usavo i bidoni delle immondizie come barriera e gli aranci dei miei genitori come porte: quante arance ho fatto cadere…».

L’ETÀ E LA FASCIA. «L’età è uno stato dello spirito. Per fare un esempio, il giorno dopo la partita contro il Bologna ci siamo allenati e io ho spinto sin da subito assieme ai più giovani, come un fratello maggiore. Io capitano? La fascia in sé non trasmette in automatico il ruolo di leader, il trascinatore è chi dà il buon esempio: le parole motivano, ma il succo è quello che fai».

L’AVVIO SPRINT. «Sia il pareggio in inferiorità numerica contro il Bologna che la vittoria contro il Lecce sono frutto di un gruppo coeso. Quattro punti in due partite significa che questo insieme di giocatori è già una squadra, e sono risultati che danno morale».

DOMENICA. «Strano arrivare a questa partita davanti al Milan: loro sono una grande squadra, e ovviamente lottano per obiettivi ben diversi dai nostri. Sarà dura, ma noi comunque proveremo a giocarcela, e l’entusiasmo dei nostri tifosi potrà darci una grande mano».

FUTURO. «Mi sto interessando al ruolo di allenatore: una volta giocavo e basta, ora ci sono molte più cose che guardo e voglio capire. A 33 anni si possono imparare ancora molte cose».

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