Giangiacomo Magnani ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi de L’Arena. Diversi gli argomenti toccati dal difensore gialloblù, si va dalla prossima sfida in programma con la Roma alla possibilità di diventare il capitano dell’Hellas.

Di seguito, dunque, le principali dichiarazioni del centrale del Verona.

LA PROSSIMA GIORNATA. «La Roma con o senza Mourinho è forte uguale. La gara di sabato sarà complicata. Lukaku è un grande attaccante e sarà un onore cercare di arginarlo. Vale la pena vivere queste cose, altrimenti cosa racconteremo ai nostri figli?».

IL MERCATO. «Per quanto riguarda la cessione di Ngonge, non so che dire. Cyril però è un grande ragazzo e un ottimo giocatore. Vale per lui lo stesso discorso fatto con Terracciano e altri: sono andati in grandi squadre, sono felice per loro. Ma chi è rimasto e chi verrà farà la propria parte».

LA CRESCITA PERSONALE. «Non lo so cosa sia accaduto in questo periodo di tempo, ma ho sicuramente avuto modo di meditare sui miei errori. Le cose vanno sempre ricercate dentro di noi. Gli allenatori passano, quindi dipende solo da noi giocatori saper crescere. Credo che con Coppola abbiamo raggiunto una buona intesa, anche se la strada da fare è molto lunga. Ma fidatevi di noi!».

LA STAGIONE. «I successi con Empoli e Roma non mi avevano illuso. Ci speravo, ma la testa mi diceva dell’altro. Dobbiamo lottare sino all’ultima giornata. I punti mancanti? Con la Salernitana non dovevamo perdere, ci manca quel punto. Comunque testa alta e lavorare. Se ci abbattiamo ora, cosa avremo dovuto dire l’anno scorso?».

L’ASSO DEL VERONA. «Djuric è troppo forte. Quando scendiamo in campo, guardo gli avversari che lo misurano preoccupati. Milan è una forza della natura e in più è un mestierante: non gli levi mai la palla e non puoi saltare con lui perché non ti fa mai salire bene. Io cerco sempre di staccarmi, di non dargli l’appoggio, ma lui è furbo. È giocatore importante per noi, ognuno fa e farà il massimo per il Verona. Statene certi».

CAPITAN MAGNANI. «Essere capitano del Verona sarebbe un sogno, ma credo che non siano il numero di presenze o la carta d’identità a dover determinare chi veste la fascia, ma il carisma e il carattere che ti vengono riconosciuti dal gruppo».