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Setti: “Con la Juve Bentegodi sold out. Il centro sportivo è vicino”

Il presidente, ospite di TeleArena, ha parlato anche dell’avvicendamento in panchina e non solo

È un Maurizio Setti a tutto tondo quello che ieri sera si è presentato negli studi di TeleArena per una lunga chiacchierata con i colleghi: dall’acquisto dell’Hellas alla prossima sfida contro la Juventus, passando per il centro sportivo, il cambio in panchina e molto altro, il presidente gialloblù ha infatti toccato diversi argomenti interessanti.

Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

ALTI E BASSI. «Comprai il Verona per Jorginho: dopo essere andato via dal Bologna vidi otto partite delll’Hellas e mi dissi che se avessi comprato la società lui mi avrebbe fatto fare il salto di qualità. È da Pallone d’Oro. Il momento più bello? Senza dubbio la partita vinta col Cittadella, me la ricorderò per tutta la vita. I momenti più difficili, invece, sono stati tutti quei frangenti in cui non veniva capito quel che si voleva fare: mi dispiaceva che la gente non avesse compreso quel che avevamo in mente. Ora possiamo competere con tutti e facciamo la guerra sul campo, il che qui è molto apprezzato. Fare calcio oggi comunque non è facile: ci sono proprietà americane e cinesi che non si sa chi siano ma fatturano miliardi, e tu devi la guerra con loro. Con la gente giusta, però, riesci a difenderti. Questo ci fa fare la differenza, speriamo di resistere».

IL FUTURO. «Il modello Atalanta o Udinese non è irraggiungibile. Io voglio dare solidità un gradino alla volta: quando sono arrivato non c’era niente, oggi c’è una sede di proprietà, tante persone, un settore giovanile di livello… Per il centro sportivo siamo vicini, ma ancora non dico niente, mentre un nuovo stadio porterebbe cinque o sei punti in più a campionato. Verona o Mantova? Non ho ancora preso in esame la questione. Qua sono da solo, là ci sono dei soci (sorride, ndr).».

LA JUVENTUS. «Contro la Juve il Bentegodi sarà sold out, ci mancano solo mille biglietti per fare il tutto esaurito e la campagna abbonamenti viaggia spedita oltre le novemila tessere. Mi dispiace solo non si possa ancora aprire al 100%».

IL MISTER. «Tudor ha giocato otto anni nella Juve, ha un equilibrio importante, legge bene le partite e ha una tranquillità che Juric non aveva. Il cambio dopo tre giornate? Se non avessi avuto quel passato che ho avuto, non avrei mai preso quella decisione. Con D’Amico abbiamo iniziato un percorso tecnico insieme e Di Francesco non era il tipo di allenatore adatto a ciò che volevamo fare: non rispecchiava lo spirito che pensavamo potesse avere, quindi era inutile ritardare la decisione inutile tardare la decisione. Tudor è venuto da solo, senza staff. Ha gli attributi e infatti l’avevamo cercato pure in estate, ma non so perché abbiamo tergiversato. Ha quella tranquillità che Juric non aveva».

LA ROSA. «Quello attuale è il mio Verona più forte ed equilibrato, ma l’obiettivo resta sempre la salvezza. Abbiamo anche la possibilità di acquistare Simeone: vogliamo tenercelo, ma ora è prematuro parlarne. Ribery? Mai cercato, non è il tipo di giocatore che fa per noi».

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