Raggiunto dal Corriere dello Sport, il tecnico dello Spezia ha raccontato la “pagina più nera” della propria carriera
L’incubo peggiore di Vincenzo Italiano? Il 5 maggio… gialloblù!
Come infatti raccontato dal tecnico dello Spezia durante la lunga intervista concessa al Corriere dello Sport e comparsa sull’edizione odierna del quotidiano, il ricordo della retrocessione del 2002 è ancora molto vivido.
Queste, infatti, le sue principali dichiarazioni:
«Il 5 maggio 2002 vissuto con il Verona mi perseguita ancora. Ricordo che retrocedemmo dopo aver concluso il girone d’andata in zona UEFA. In quella squadra c’erano peraltro tre futuri campioni del mondo come Oddo, Camoranesi e Gilardino.
Ricordo che piansi e che non uscii di casa per una settimana. Tuttora ho incubi in cui rivivo quel giorno. È la pagina più nera della mia carriera da calciatore».
E verona i fenomeni di alcuni pseudo tifosi del Verona fecero scappare un presidente come mazzi che era tifoso così siamo arrivati al patacca setti
Col patacca setti stai facendo bene…e smettetela di avercela con setti….prima il bilancio..pensate come fosse una vs azienda e non come tifosi…e sono tifosissimo pure io..ma setti a me piace…se si va in rosso non ci sono sponsor che hanno le grandi che sborsano milioni come brustoline…e forza hellas
Io sto con Stefano
Intanto stiamo facendo più serie A do mazzi
Pensa i tifosi !!!!
Fatto bene,così si vola basso
Sa elo sto leccamento Vincenzino? Te fa gola la panchina del Verona?
Erede di Juric
Non preoccuparti Vincenzino… Non sei il solo…
Una volta ci trovammo fuori dall’Antistadio e mi dicesti che fummo noi il problema del Verona di quegli anni, soprattutto quando facemmo scappare via il presidente Mazzi… ? seppure lui, in questo articolo, faccia riferimento a Pastorello…
Noi tifosi dobbiamo ricordare sempre Italiano, un calciatore serio e preparato che ha dato tutto quello che aveva alla squadra, egli credeva nel Verona e ancora oggi lo ha nel cuore. Setti è un imprenditore che deve fsre inquadrare i bilanci, ed è un uomo solo al comando, rispettiamolo per quello che sta facendo senza mezzi propri.