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Setti: “Il Verona dello Scudetto è un patrimonio inestimabile. Ripresa? Dobbiamo attendere”

Il patron gialloblù, con una lunga nota riportata su L’Arena, ha parlato del tricolore 84/85 ma anche di argomenti più “attuali”

La “chiacchierata” di ieri sera non è stata l’unico modo attraverso il quale Maurizio Setti ha ricordato lo storico Scudetto 84/85: il patron gialloblù ha infatti parlato di quel tricolore anche in una lunga nota poi pubblicata su L’Arena.

Di seguito, dunque, i principali contenuti di quel testo.

UNA FAVOLA. «In questi giorni alle tante, e tutte emozionanti, rievocazioni e celebrazioni di quella storica stagione che portò l’Hellas Verona a cucirsi lo scudetto sulla maglia, vedo spesso associata la parola favola. È la sintesi perfetta e letterale di ciò che è stata e che ancora oggi rappresenta quella storica impresa. Solo le favole, quelle a lieto fine naturalmente, possono essere tanto straordinarie, magiche, inimmaginabili».

UN’IMPRESA INCREDIBILE. «Al tempo avevo 22 anni ed era davvero impensabile che una squadra di provincia potesse prevalere sulle grandi potenze del calcio italiano in una serie A che in quegli anni era il campionato più importante, più bello e più difficile del mondo, perché popolato da tutti i più grandi campioni dell’epoca: da Maradona a Platini, da Rumenigge a Falcao, da Socrates a Zico…».

UN SOGNO. «Quel Verona è diventato una favola che si è tramandata di generazione in generazione, e che ancora oggi è bellissimo raccontare, perché nell’immaginario collettivo rappresenta ancora oggi il sogno che si avvera, l’impossibile che diventa realtà, la capacità di andare oltre i proprio limiti…».

IL 12 MAGGIO. «Per me il Verona dello Scudetto rappresenta un patrimonio di inestimabile valore, per l’Hellas Verona e per una intera città, da custodire gelosamente. Un patrimonio di cui avere sempre cura, perché portatore sano di grandi valori sia umani che sportivi. Ecco perché anche per me, che non sono veronese ma che ho la fortuna di essere il presidente del Verona, il 12 maggio è un giorno di festa e di gioia. Un giorno magico, insomma. Un giorno che, in questo preciso difficilissimo momento per il nostro Paese, mi aiuta anche a guardare avanti con fiducia e determinazione».

GLI UOMINI-SIMBOLO. «Tra le figure più importanti cito in primis il Maestro Osvaldo Bagnoli, che nel 2018 (non a caso) ho voluto fortemente diventasse il nostro presidente onorario, e non solo per celebrarne la grandezza ma anche per attingere dal suo sconfinato bagaglio di esperienza di uomo di sport. Ma oltre a Bagnoli, cito anche il “Panzer” Briegel, Elkjaer, il cui gol senza scarpa contro la Juve è il simbolo di quello scudetto, e “Nanu” Galderisi. Ma tutto quel Verona, in tutti i suoi componenti, è stato eroico. Nella nostra città, ma anche in Italia e direi pure oltre i confini nazionali, il Verona del 1985 è un monumento sacro, una leggenda, qualcosa di inarrivabile e inimitabile. Lo è ancora oggi e probabilmente lo rimarrà per sempre».

PARAGONI IMPORTANTI. «Qualche segno distintivo c’è, in comune, fra quella squadra e il Verona di questa stagione. Anzitutto lo spirito, da intendersi come furore agonistico, “fame” di vittorie, umiltà, voglia di stupire, unità di squadra… E poi i due condottieri hanno personalità simili. Come Bagnoli, anche Juric è un anti-personaggio: poche parole e molti fatti».

LA RIPRESA. «L’apertura prima agli allenamenti individuali e poi a quelli di squadra è stata incoraggiante, ma dobbiamo attendere di conoscere e capire meglio il protocollo da seguire, il quale andrà poi peraltro validato dalla FIGC».

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