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Setti: “Juric simile a Bagnoli. Il calcio oggi è business, quindi deve ripartire”

Ph. Mirko Barbieri – BPE

Il presidente gialloblù, raggiunto da Hellas Channel, ha parlato dello Scudetto, ma anche dell’attuale situazione del mondo “pallonaro”

È stata una diretta Facebook piuttosto interessante quella di cui è stato ospite Maurizio Setti, il quale incalzato da Hellas Channel ha parlato dello Scudetto, ma anche dell’attuale situazione del campionato italiano.

Senza perdere tempo, andiamo quindi a vedere le sue principali dichiarazioni.

LO SCUDETTO. «All’epoca dello Scudetto tifavo una squadra che ora non tifo più e che non si può nominare (la Juventus, ndr), e mi dicevo: “Ma guarda questo Galderisi: dopo essere andato via ha iniziato a segnare una sacco di gol!”. Queste vittorie comunque piacciono a tutti, perché dimostrano che anche i sogni all’apparenza impossibili si possono realizzare. Sono orgoglioso di essere presidente di questa squadra. Il mio giocatore gialloblù preferito di allora? Dico Briegel: mi piaceva vederlo correre come un matto con i calzettoni tirati giù!».

LA SEDE. «Erano anni che il Verona non aveva una sede propria, quindi abbiamo scelto di averne una: è vero che una struttura non scende in campo, ma serve a dare senso di appartenenza ed è motivo di orgoglio. Non siamo ancora riusciti a inaugurarla, quindi fino ad allora terremo per noi qualche “segreto” sull’arredamento: è chiaro che comunque ci siano molti riferimenti allo Scudetto. Quando si entra lì dentro, si devono avvertire sensazioni positive e tutto quello che vogliamo trasmettere. E poi è una struttura molto moderna!».

BAGNOLI E JURIC. «Appena diventato presidente dell’Hellas ho subito chiamato mister Bagnoli per dirgli che, finché ci sarò io, lui e sua moglie avranno sempre una tessera speciale per le partite del Verona, inoltre nel 2018 ho voluto renderlo presidente onorario: mi sembrava il minimo per quanto ha fatto. A prescindere dal fatto che il Verona vinca o meno altri trofei, lui sarà sempre il primo, e questo non glielo toglierà nessuno. Juric ha molto in comune con Bagnoli: anche lui ama lavorare duro, preferisce il campo alle telecamere, quando parla è molto sintetico ma incisivo, inoltre sa tirare fuori dai giocatori quel “qualcosa” in più. L’unica differenza è che allora l’allenatore non aveva a disposizione tutti i mezzi che invece hanno i tecnici moderni».

UN ALTRO CALCIO. «Negli anni Ottanta il calcio era soprattutto passione: c’erano moltissimi imprenditori locali che magari al posto di andare a sciare si compravano una squadra di calcio. Certo, magari dava loro visibilità, ma era appunto soprattutto passione. Adesso invece è un business a tutti gli effetti, e una squadra va gestita come un’azienda: pur continuando a veicolare i valori dello sport, ha bisogno anche di una certa imprenditorialità».

LA RIPRESA. «Sono sincero, al momento non so se si riprenderà. Io però credo che se vogliamo bene al calcio si debba ricominciare, e lo dico in una posizione in cui potrei starmene zitto: visto la classifica che abbiamo maturato, è infatti possibile che in caso di stop per noi arrivi qualche bella sorpresa (il riferimento è ovviamente alla qualificazione in Europa League, ndr). Se in un’azienda trovano un malato non fermano tutta la produzione, ma lo isolano e lo curano, quindi per il calcio deve essere la stessa cosa, soprattutto in virtù del fatto che comunque i giocatori sono più in forma e controllati di una persona “normale”: serve un certo equilibrio. In fondo a settembre avremo gli stessi problemi che abbiamo ora, le uniche cose che otterremmo non ripartendo il prima possibile sarebbero il nostro campionato depredato dei propri campioni a prezzi scontati, il “quasi-default” del movimento e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’unico dubbio riguarda i medici sociali: è chiaro che chiedere loro di prendersi la responsabilità penale nel caso succeda qualcosa (come richiesto dal CTS, ndr) non è facile…».

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