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Volpati: “Per me Udine è la sfida chiave. Bagnoli mago, Elkjaer uno spasso”

Le dichiarazioni dell’ex centrocampista gialloblù che ha ricordato l’impresa dello scudetto 1985

Domenico Volpati, ex centrocampista dell’Hellas Verona, ha parlato a La Gazzetta dello Sport per ricordare la vittoria dello scudetto:

SQUADRA.Osvaldo Bagnoli, il deus ex machina. Dall’82-83 ha voluto tenere lo zoccolo duro e con questi 5-6 giocatori – Io, Fontolan, Tricella, Fanna, Di Gennaro… – ha creato quell’empatia di spogliatoio tipica delle provinciali che riescono a fare grandi cose. Squadre che giocano a memoria e dove tutti aiutano tutti. Quella stagione la società ha azzeccato anche gli stranieri. Grandi giocatori con lo stesso spirito umile. Loro ci hanno dato fisicità e personalità alla squadra”.

OBIETTIVO NON PREFISSATO.Assolutamente no. Ce lo siamo trovati per strada. La convinzione è arrivata nel cammino. Nelle ultime 5 gare eravamo in riserva e abbiamo avuto paura di non farcela. Siamo riusciti a far punti rinunciando allo spettacolo. La vittoria con la Lazio e il pareggio di Bergamo sono state le gare più difficili: eravamo allo stremo”.

BAGNOLI.Ho avuto anche altri tipi di allenatori duri, che alzavano la voce. Lui invece viveva e lasciava vivere, quando interveniva lo faceva sempre con buon senso: non aveva bisogno di urlare. Quando l’ha fatto, era talmente in sintonia con lo spogliatoio che anticipava la nostra rabbia. Eravamo tutti equilibrati. Anche chi stava fuori dalle righe in quello spogliatoio abbassava la cresta. Il suo credo è sempre stato quello di far giocare al meglio i suoi giocatori come meglio poteva e farli divertire. Bagnoli era un allenatore molto essenziale. Diceva: il terzino deve fare il terzino. L’unico forse che ha cambiato più ruoli sono stato io. Diceva sempre anche che non dovevamo fare male all’avversario”.

IL GIOCO DI QUEL VERONA. “Molto offensivo. Due punte più Fanna e un mediano come Briegel che ha segnato 9 gol quell’anno. Bagnoli amava moltissimo il gioco verticale, il tiki taka non gli piacerebbe, come i passaggi laterali. Per lui il massimo era lancio del portiere, spizzata del centrocampista per la punta. Comunque chiedeva alla squadra di giocare sempre un buon calcio, propositivo, ma di profondità. Anche ai difensori chiedeva di cercare le punte”.

DUE COMPAGNI SOTTOSTIMATI. “Tricella era un libero di una qualità straordinaria: gran senso della posizione, buoni piedi che sopperivano a un fisico non eccezionale. Non per niente è andato alla Juve a sostituire il miglior libero di sempre, Scirea. Con lui abbiamo subito solo 19 gol. Poi tutti parlano poco di Antonio Di Gennaro, ma era il nostro metronomo. Talento eccezionale per visione e tecnica. Il sottoscritto? Uomo di falegnameria (e ride, ndr.)”.

ELKJAER. “Altro che Copenaghen, doveva nascere a Napoli. Si è inserito benissimo nel gruppo: ironico, simpatico, trascinante. Ci organizzava tournèe in Danimarca. Ci stavamo 10 giorni e ci divertivamo come matti. In campo era un cavallo da corsa, un purosangue. Quel gol senza scarpa se lo ricordano tutti, è un po’ l’immagine scudetto”.

PARTITE CHIAVE.Alcuni dicono l’1-1 con la Juve a Torino al ritorno. Altri il 3-1 alla Fiorentina a Firenze. Io ne dico una giocata molto prima: il 5-3 di Udine. Nel fango, sotto la pioggia. Una battaglia con rivali come Zico, Mauro, Edinho. Tre a zero il primo tempo per noi, loro però rimontano. Con una grande reazione siamo riusciti a vincere. Qui abbiamo fatto capire di che pasta eravamo fatti. Vero che eravamo ancora lontani dal traguardo. Ma quella vittoria ci ha rafforzato e dato consapevolezza di poter fare qualcosa di straordinario”.

REPLICARE QUELL’IMPRESA. “Non lo so. Domanda difficile. Lo spero. A volte mi immagino un’Atalanta che faccia il miracolo, che riesca a trionfare col bel gioco e il gran ritmo. Siamo tutti un po’ tifosi della Dea. Ci chiediamo: vediamo cosa combinano ora. Ha la capacità di stupirti sempre, e nel calcio ci vogliono queste sorprese”.

IL VERONA DI JURIC. “Mi piace molto. Perché Juric somiglia molto a Bagnoli. Pragmatico, cura prima di tutto la fase difensiva che ritengo determinante anche nel calcio attuale. Fisicamente stanno tutti alla grande e occupano bene il campo. Hanno avuto il merito di riportare entusiasmo in una squadra che da anni era svuotata e sopraffatta dal Chievo che da piccolo rione è riuscito a fare cose straordinarie. Dopo il mio, credo che sia il miglior Verona di sempre”.

 

 

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