Il presidente della FIGC ha ribadito per l’ennesima volta la propria opinione durante un collegamento con “Che tempo che fa“
Gravina vuole andare avanti, ma arrivasse uno stop “dall’alto” lui lo accoglierebbe con sollievo: in collegamento con “Che tempo che fa“, il presidente della FIGC ha ribadito ancora una volta la propria posizione, non nascondendo comunque un certo malessere.
Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
TORNARE IN CAMPO. «Ci sono due correnti di pensiero: la prima vorrebbe chiudere tutto, la seconda, quella che sto portando avanti io, vorrebbe continuare. Non posso prendere in considerazione l’ipotesi di uno stop, perché non posso essere il becchino del calcio italiano e perché ho la responsabilità di difendere questo movimento: prendere una decisione simile sarebbe una responsabilità di una gravità inaudita. Punto a ripartire a giugno in quanto spero che l’Italia in quel periodo si trovi in un momento migliore di quello attuale».
PERCHÉ IL CALCIO NON PUÒ FERMARSI. «Siamo preoccupati non tanto dal fermarci oggi, il che sarebbe comunque una tragedia, ma soprattutto dai problemi che ciò potrebbe portarci in futuro. Considerato che il calcio muove ogni anno qualcosa come cinque miliardi di euro, chiediamo solo di essere considerati come un movimento di impatto socio-economico alla pari di qualsiasi altro settore».
LO STOP DAL GOVERNO? UN SOLLIEVO. «Se il Governo desse il suo stop personalmente lo accoglierei con sollievo: si può immaginare il dramma che sto vivendo nel portare avanti questa battaglia praticamente da solo. Questa è tuttavia una responsabilità che lascio al Governo stesso».
LA PROCEDURA. «Esiste un protocollo (ve ne abbiamo parlato QUI) che abbiamo presentato ai ministri Spadafora e Speranza e di cui stiamo aspettando la validazione. Tamponi e test riservati ai calciatori e non alla “gente comune”? Io abbandonerei la falsa retorica: ci sono cliniche organizzate per mettersi a disposizione, questo non può essere un ostacolo alla ripartenza di un movimento come il calcio».
Basterebbe dimettersi…
Sono d’accordo che se non vuol essere il becchino del calcio basta che si dimetta ed il problema è risolto, facendo invece una analisi più profonda, non vedo in questo momento la necessità di riaprire solo il calcio come se fosse una necessità per il popolo calcio filo, il quale in qualsiasi caso dovendo stare fuori dagli stadi non gioverebbe in nessun modo dell’atmosfera stadio che a quanto sembra continuano a dire manchi, a chi?
Ma siccome è un bisnes economico e solo di questo si stanno preoccupando, che vadano a FARE IN CUL.TUTTI.