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Kumbulla: “Fiero degli aiuti albanesi. La quarantena? Ho imparato a fare il risotto al tastasal!”

Durante la lunga intervista concessa al Corriere della Sera c’è stato tempo per argomenti più e meno seri

L’emergenza Coronavirus, ma anche argomenti più “leggeri” come calcio e… cucina!

È stata un’intervista piuttosto completa quella concessa da Marash Kumbulla ai colleghi del Corriere della Sera, con i quali ha parlato del più e del meno: di seguito, infatti, le sue principali dichiarazioni.

TESTA SULLE SPALLE. «Mio padre mi ha definitivo “troppo serio”, mentre Juric ha detto che sono già un uomo? È vero, sono molto serio, ma solo quando serve: so anche divertirmi! Credo che intendano semplicemente dire che sono maturo per l’età che ho».

L’ALBANIA. «Le mie radici albanesi mi trasmettono un forte senso di appartenenza, è un sentimento che mi spinge a dare sempre il massimo. Sono orgoglioso del fatto che l’Albania abbia inviato in Italia trenta medici per aiutare l’Italia in un momento simile, perché l’Italia è sempre stata vicina all’Albania nel momento del bisogno».

UN SOGNO REALIZZATO. «Giocare in Serie A con la maglia con cui tutto è iniziato è un sogno. È da quando ho dieci anni che voglio fare il calciatore, e ora, soprattutto dopo aver segnato il mio primo gol in Serie A, sento di avercela fatta. L’idolo di gioventù? Chiellini: ho sempre ammirato la sua grinta, è un autentico guerriero e ha sempre voglia di migliorarsi».

L’HELLAS. «Partire come sfavoriti ci ha spronati a lavorare più degli altri, ma sapevamo di non essere né deboli né tanto meno già spacciati. Il nostro segreto? Siamo un gruppo molto unito sia in campo che fuori, e questo ci aiuta molto. Il mio spostamento sul centro-sinistra? Quella posizione mi piace molto, mi permette di propormi in avanti».

JURIC. «Il mister trasmette molto bene le sue idee, e sa quando spingere e quando allentare la presa. Inoltre mi ha fatto ritrovare un furore agonistico che forse durante la scorsa stagione avevo un po’ smarrito. Lo ringrazierò sempre per la fiducia concessami, così come il direttore D’Amico, il primo a credere in me anche quando le cose non andavano bene».

LA VITTORIA SULLA JUVENTUS. «L’8 febbraio 2020 è stata la serata più bella della mia vita: era il mio compleanno, abbiamo battuto la Juventus e per poco non ho anche segnato (gol annullato dal VAR, ndr). Quella notte non sono riuscito a dormire per l’adrenalina…».

LA QUARANTENA. «Durante questo stop forzato mi sono dilettato in cucina (i genitori di Kumbulla gestiscono un ristorante, ndr) e ho imparato a preparare qualche piatto, come il risotto al tastasal!».

I SOGNI NEL CASSETTO. «Come calciatore sogno di giocare in Champions League, mentre come uomo spero di crearmi una famiglia e di rendere felice chi mi vuole bene».

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