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Borini: “Con Juric ci siamo riconosciuti nella stessa fame. Da bambino mi dicevano…”

Le dichiarazioni dell’attaccante gialloblù sulla sua esperienza in quarantena e non solo

L’attaccante dell’Hellas Verona, Fabio Borini, ha parlato a La Gazzetta dello Sport:

QUARANTENA. “E ora è il momento dell’attesa per rispettare le regole della convivenza con il mondo: figlia e moglie in Inghilterra, io qui. Anche se mi manca il contatto fisico. Mia figlia Stella ha quasi sette mesi e sta iniziando a fare una serie di prime esperienze che mi sto perdendo. Certo, la videochiamata… ma il contatto fisico è un’altra cosa. Ciascuno non può decidere per se stesso. Serve ascoltare, siamo cittadini del mondo ed è giusto rispettare le regole”.

ZACCAGNI. “Sapevo che sarebbe potuto accadere a qualcuno di noi, però siamo sportivi, di giovane età, in forza. Mi dispiace se chi, anche fuori dal calcio, è stato trovato positivo sia stato isolato moralmente. Si dovrebbe rafforzare il legame seppure a distanza”.

RIPRESA DE CAMPIONATO. “Cerco di sfruttare ogni giorno per aumentare un po’ il carico di lavoro, anche se si va molto a sensazione perché i riscontri clinici sono rinviati. Sarebbe bello che, a condizioni sanitarie sistemate, si possa riprendere il campionato perché vorremmo terminare un percorso bellissimo”.

CUCINA. “Provvedo io, faccio la spesa settimanale seguendo le regole e organizzo un piano”.

AMBIENTAMENTO A VERONA. “Con Juric ci siamo riconosciuti nella stessa fame, nessuno ci ha regalato mai nulla. Per quello mi reputo una persona felice: ho sempre preso io le decisioni senza subirle”.

COME PRENDE LE DECISIONI. “Ascolto le emozioni, la necessità di avere stimoli è fondamentale. Capisco quando ho bisogno di rompere una stabilità per andare a cercarne una nuova. Forse penso troppo… Però mi trovo a mio agio quando vado incontro a ciò che è più difficile”.

MILAN. “Al Milan parlavo spesso con Gabbia, mi sono confrontato con lui sul piano umano cercando di ascoltarlo e di sostenerlo. A mia volta in carriera ho legato con chi faceva altrettanto, con chi mi dava senza volere nulla in cambio”.

ALLENATORI A CUI È RIMASTO LEGATO. “Luis Enrique e Gus Poyet: vedono il calcio come me. Ascoltano il lato umano dell’atleta”.

SE NON FOSSE DIVENTATO CALCIATORE. “Il calciatore non era nemmeno il piano A… Sono originario di Padulle, frazione di Sala Bolognese in provincia di Bologna. In paese mi dicevano che il calciatore non era un mestiere, mi sono impuntato per dimostrare il contrario”.

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