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Paolo Cannavaro: “In Cina si è obbedito per rispetto, non per paura”

L’ex difensore gialloblù, attuale collaboratore del fratello Fabio al Guangzhou, ha raccontato del grande lavoro fatto dalla Cina nella lotta al virus

La Cina, piano piano, sta uscendo dal tunnel del Coronavirus: merito delle eccezionali misure adottate da uno stato molto autoritario oppure c’è stato qualcosa di più?

Per cercare di capire meglio la situazione, i colleghi de L’Arena hanno quindi deciso di interpellare Paolo Cannavaro, ex difensore gialloblù nonché attuale collaboratore del fratello Fabio al Guangzhou Evergrande, attuale campione in carica della Chinese Super League.

Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

VITA DA QUARANTENA. «Ci hanno tenuti in quarantena per dieci giorni, poi quando è stato deciso di sospendere il campionato abbiamo prima fatto 20 giorni di vacanza e poi ci siamo ritrovati in ritiro con la squadra a Dubai. Ora siamo tornati in Cina e siamo in quarantena: non siamo positivi, ma qui le precauzioni non finiscono mai. Come vivo la situazione? La mattina faccio il domestico: pulisco, metto in ordine e ordino da mangiare. Poi durate il resto della giornata riposo, mi tengo in esercizio, guardo qualche film, ceno, videochiamo gli amici in Italia. Il tutto, ovviamente, restando in casa».

IL “METODO CINESE”. «Qui negozi e condomini hanno termoscanner, ci sono igienizzanti per le mani ovunque, la mascherina è obbligatoria, tutto viene sanificato quotidianamente, i pacchi postali vengono consegnati evitando ogni contatto. Sarebbe però sciocco pensare che il Governo abbia imposto e che i cittadini abbiano eseguito: no, qui i Governo ha individuato la via per uscirne, e il popolo ha fatto sua questa strategia e ciò ha permesso di arrivare a un numero di contagi irrisorio. Si tratta di rispetto, non di paura, e ora i cinesi vedono la luce in fondo al tunnel».

L’ITALIA… E L’EUROPA. «Credo che in Italia tutti rispettino i propri cari: sento ancora troppe notizie riguardanti persone che escono per futili motivi o che abusano dei “benefit” per continuare a uscire. Qui, quando la quarantena era solo “consigliata”, ma non “obbligata”, per strada non c’era comunque nessuno. In tanti pensano che la malattia non possa colpire anche loro, così come in Italia non si pensava che potesse arrivare fino a lì. Anche i governi di Spagna, Inghilterra e Francia hanno fatto i gradassi quando abbiamo chiuso tutto, mentre ora adottano tutti il sistema italiano».

IL RITORNO ALLA NORMALITÀ. «Sicuramente batteremo questo nuovo nemico, ma farà comunque per sempre parte della nostra vita. Tutto ciò ci deve insegnare che ci vuole cautela quando si affronta un virus e che ci vuole rispetto rispetto per sé e per i propri cari».

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