Il giornalista di fede rossonera, raggiunto dai colleghi de L’Arena, ha parlato della sfida in programma oggi e non solo
Giornalista, opinionista, sfegatato tifoso del Milan ma anche grande conoscitore di calcio: tutto questo è Tiziano Crudeli, storico volto della televisione da sempre molto legato ai colori rossoneri.
In vista della sfida di San Siro, i colleghi de L’Arena hanno quindi deciso di raggiungerlo e di scambiare con lui quattro chiacchiere tra passato e presente: di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
IL MILAN. «Ultimamente il Milan mi sta facendo arrabbiare meno, qualcosa si intravede dopo cinque vittorie di fila fra campionato e Coppa Italia. Nessun volo pindarico comunque, anche perché molte volte si è vinto soffrendo e per episodi favorevoli. Inoltre ci sono ancora molte lacune, per esempio questa squadra soffre parecchio le ripartenze, il che è preoccupante in vista del Verona…».
IL VERONA. «L’Hellas è sorprendente, a conferma che un ottimo allenatore può ottenere davvero il massimo se in mano ha anche solo un buon organico. Gioco convincente e organico competitivo, merito sia del mister che della Società».
I SINGOLI. «Mi sarebbe piaciuto vedere Amrabat al Milan, avrebbe dato tanta sostanza al centrocampo. Lui, come Rrahmani e Kumbulla, devono però dimostrare di essere in grado di confermarsi anche ad alti livelli».
JURIC. «Juric è un ottimo tecnico, ma ricordiamoci che per esempio Gasperini all’Inter fallì clamorosamente. In certe società se sbagli una partita sei già sotto processo: passare da una buona squadra a una grande squadra non è per niente facile».
IBRAHIMOVIC E PAZZINI. «Ibra è un fattore notevole, lo seguono tutti, e anche Pioli lo ascolta molto. Il suo motore trainante, al di là del talento, è essenzialmente il carisma: ci ha messo un attimo a prendere per mano tutto il gruppo. La sua sarà un’assenza pesante. Pazzini è un professionista serio, ma in carriera avrebbe potuto ottenere di più. Ha vissuto annate straordinarie ed è un ottimo goleador, ma troppi alti e bassi gli hanno impedito di fare il salto di qualità».
IL PASSATO GIALLOBLÙ. «Negli anni ho vissuto sia lo scudetto dell’Hellas, che ho vissuto con grande ammirazione e rispetto, sia la “Fatal Verona”: ricordo che in quel giorno del 1973 partii verso il Bentegodi con lo scudetto già in tasca, mentre il viaggio di ritorno parve infinito. Sofferenza pura. Il più grande giocatore gialloblù di sempre? Fra tutti dico Elkjaer, un campione autentico, ma non è l’unico».