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Setti alla GdS: “Sono tornato al mio vecchio stile”

Ph. Mirko Barbieri – BPE

Il presidente gialloblù ha rilasciato una lunghissima intervista ai colleghi della Rosea, parlando di passato, presente e futuro del Verona

È un’intervista lunghissima quella rilasciata da Maurizio Setti alla Gazzetta dello Sport, oggi in edicola con uno speciale di ben 16 pagine tutte dedicate alla promozione dei gialloblù.

Ecco dunque il motivo per cui abbiamo deciso di dividerla in due parti, una riguardante la stagione appena conclusa mentre nella seconda riporteremo le dichiarazioni riguardanti il futuro del Verona.

Di seguito, dunque, la prima metà.

LA STAGIONE. «Ho vissuto la prima parte di campionato in modo distaccato, “manageriale”, ma poi mi sono “infilato” dentro la squadra, ho riunito i ragazzi come in una famiglia, mi sono scusato e ho parlato con loro. Insomma, sono tornato al mio vecchio stile, quello dei primi tre anni in Serie A. Il primo pensiero al triplice fischio contro il Cittadella? Ho pensato ai dipendenti del Verona, che hanno sofferto in silenzio per un anno, e mi sono sentito soddisfatto per loro».

GLI UOMINI DECISIVI. «Bianchetti per la grande capacità di soffrire anche fuori dal campo, Zaccagni, perché è diventato un giocatore con la “G” maiuscola, e Di Carmine, perché a un certo punto gli è cambiato lo sguardo e ci ha fatto vedere il calciatore su cui avevamo tanto investito. Non posso poi lasciare fuori Silvestri, al top tutto l’anno».

LA DIRIGENZA. «Certo, con Barresi e D’Amico ci sono state opinioni differenti e anche qualche momento di tensione derivante più che altro dalle difficoltà incontrate quest’anno, però me li tengo ben stretti».

GROSSO. «Nei giorni scorsi ho sentito Grosso per ringraziarlo: ha dato alla squadra un calcio di livello altissimo, lavorando molto sul gioco, sui movimenti e sull’atteggiamento. È un allenatore che arriverà molto in alto».

AGLIETTI. «Quando ho deciso di cambiare ero conscio di ciò che facevo, e il cambio ci ha dato energie. Aglietti infatti ha “liberato” la squadra negli ultimi trenta metri, più mentalmente che tecnicamente. È una persona fantastica, un toscano ironico, sereno e spensierato, un allenatore che richiameresti nella tua squadra dieci volte».

LA SCINTILLA. «L’8 maggio ho incontrato il Lega il presidente del Benevento, Vigorito, il quale mi ha confidato che non avrebbe voluto incrociare il Verona ai play-off. Il punto è che in quel momento non non eravamo qualificati per gli spareggi (mancava ancora l’ultima sfida contro il Foggia, ndr), e questo mi ha fatto scattare dentro qualcosa di molto simile a una certezza. Quella frase è stata un segnale, voleva dire che il Verona faceva ancora paura e ho sentito che qualcosa stava accadendo, una convinzione che mi è rimasta anche dopo il 2-0 di Cittadella. Dopo la sconfitta del Tombolato, infatti, ho scritto ai miei familiari: “Tranquilli, vinciamo noi”».

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