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Padova-Verona, l’emblema di un “tiki-taka” inutile

78% di possesso palla e quasi il triplo dei passaggi rispetto ai biancoscudati: nel calcio, però, si vince segnando

Poche chiacchiere, la partita di ieri è stata un disastro: un Verona lento, senza idee, che nel secondo tempo è stato letteralmente dominato da un Padova aggressivo e terribilmente incisivo.

Tutti i problemi dell’Hellas pre-Palermo sono improvvisamente tornati a farsi sentire, prima fra tutti la difesa a dir poco vacillante.

Ma c’è un altro limite che nel pomeriggio dell’Euganeo è tornato prepotentemente a galla, ed è il maldestro tentativo di emulare un qualcosa che, probabilmente, non è proprio nelle corde di questa squadra: il tiki-taka barcelloniano.

DATI DA DOMINIO… Sì, perché se andiamo a vedere i numeri della partita senza guardare il risultato, potremmo quasi pensare che l’Hellas ieri pomeriggio abbia passeggiato sul Padova: 15 corner a 3, 603 passaggi a 216 e, udite udite, il 78% di possesso palla in favore dei gialloblù. Sono dati impressionanti quelli del Verona, che ieri (almeno in linea teorica) ha avuto una supremazia territoriale imbarazzante.

… MA SCONFITTA PALLAVOLISTICA. Il palco crolla quando si vanno a prendere in considerazione i tiri in porta: entrambe le squadre hanno infatti concluso verso l’estremo difensore avversario per 14 volte, con il Padova che però è riuscito a farlo in 8 occasioni da dentro l’area (5 invece il Verona), segnando ovviamente anche i 3 gol decisivi. In pratica potremmo considerare quella di ieri come la “partita-simbolo” dell’Hellas marchiato Fabio Grosso, una squadra che gioca tantissimo ma che di contro crea molto poco (limite di cui peraltro avevamo già parlato).

MELINA. I gialloblù hanno quindi un enorme problema, e questo è sotto gli occhi di tutti: la fitta rete di passaggi scaligera è infatti in orizzontale, lenta e prevedibile, il possesso palla sterile e, in ultima analisi, inutile. Sembra semplicemente un tentativo di scimmiottare quello che era il Barcellona di Guardiola: l’idea ci può stare, il punto è che i blaugrana avevano la capacità di muovere la palla a una velocità folle, aprendo le difese e infilandole al momento giusto con una verticalizzazione letale. Tutto il contrario di quello che fa l’Hellas, con un pallone che gira pigramente e che non solo non crea spazi, ma permette addirittura alla retroguardia avversaria di sistemarsi! In pratica parliamo della classica “melina” fatta per addormentare il gioco a pochi minuti dalla fine e con il risultato in proprio favore, non certo la situazione in cui il Verona si trovava ieri.

COSA NON FUNZIONA? Partiamo da un presupposto: per avere una circolazione di palla veloce e precisa serve una buona dose di tecnica, e ieri il centrocampista più dotato sotto questo punto di vista è rimasto in panchina fino all’89’. Anche se Colombatto fosse stato titolare, però, è difficile pensare che il discorso sarebbe cambiato molto. Il punto è che la squadra non ha questa tipologia di gioco nelle corde: parliamo di una gruppo dalle grandi doti fisiche e atletiche (Zaccagni, Gustafson, Henderson…), con delle ali rapide e in grado di saltare l’uomo (Matos, Lee…) da lanciare in profondità (cosa che avviene di rado) e un attaccante letale (Pazzini, ma anche il miglior Di Carmine) che però va servito in un certo modo.

ADATTARSI ALLA SQUADRA. L’impressione è quindi che si stia cercando di adattare i giocatori a disposizione a un tipo di gioco, mentre in realtà la storia insegna che si dovrebbe fare l’esatto contrario: Guardiola non è arrivato a Barcellona inventandosi dal nulla il tiki-taka e il falso nueve, bensì avendo a disposizione tanti giocatori bassi, rapidi e tecnici ha tirato fuori il meglio da queste caratteristiche. Ma senza andare troppo lontano, basti vedere anche la lezione data ieri all’Euganeo da Bisoli, che sapendo di avere una squadra tutta grinta e corsa ha impostato la partita su queste caratteristiche, coprendosi con 5 difensori, mettendola sul piano fisico, giocando sui numerosi errori dell’avversario e colpendo al momento opportuno.

SERVE CONCRETIZZARE. Perché sì, è bello dominare l’avversario senza fargli vedere la palla, tuttavia il calcio non è come la boxe, non si può vincere ai punti: dopo aver stancato il rivale, a un certo punto il grande pugile sferra il pugno del K.O. Ieri però, a prendere cazzotti in faccia e a finire esausto al tappeto, è stato solo il Verona.

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