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ESCLUSIVA CH – Romano Mattè a tutto tondo sull’Hellas

Da Grosso alle Women, passando per il “caso Pazzini”, le giovanili e tanto altro: solo per voi un commento a 360° dell’ex tecnico giramondo

Ex calciatore, allenatore, commissario tecnico, osservatore e preparatore atletico, nonché professore universitario, appassionato di storia, commentatore sportivo e cosmopolita, ma soprattutto grande conoscitore e studioso del fantastico mondo pallonaro: questo e molto altro è Romano Mattè, storico tecnico giramondo che, dopo aver vagabondato in giro per tutto il globo, ha alla fine deciso di fare ritorno a Verona, città in cui, più di 50 anni fa, aveva iniziato la propria carriera in panchina alla guida della Folgore.

Conoscendo la sua immensa passione per il gioco più bello del mondo (il mister continua tuttora a girare per i campi di Verona e provincia per vedere ogni sorta di partita, dalla Serie A alla Terza categoria, dal femminile alle giovanili), abbiamo quindi deciso di raggiungerlo per scambiare due chiacchiere con lui sul mondo Hellas.

Mettetevi dunque comodi e prendetevi qualche minuto per leggere le sue parole: fidatevi, non ve ne pentirete!

Mister, partiamo dalla base: quella del Verona è veramente la rosa schiacciasassi dipinta in estate?
«Assolutamente no. Certamente con i tanti movimenti di mercato estivi è stata costruita una buona rosa, di spessore e di grande qualità, ma non è una schiacciasassi: credo che in Serie B ci siano squadre ben più attrezzate del Verona».

Grosso è sul banco degli imputati: secondo lei è veramente lui il principale responsabile di un avvio di stagione così deludente?
«A prescindere da tutto, credo che si debba avere rispetto dell’uomo, dell’allenatore e del suo lavoro: è troppo facile sputare sentenze da fuori. Ciò che comunque vedo io è la difficoltà di dare un’impronta tattica chiara e un’identità precisa alla squadra. I continui mescolamenti di moduli e giocatori rendono impossibile dare un’architettura definita, cosa che invece hanno ad esempio squadre come Lecce e Salernitana».

Da cosa pensa che derivino tutti questi cambiamenti?
«Penso che Grosso continui a cambiare per cercare di dare più copertura possibile alla linea difensiva, il problema principale del Verona. È risaputo che i campionati si vincano con una buona difesa, quindi è impensabile che l’Hellas possa risalire la china senza prima sistemarla. Il problema è che però, fino ad ora, tutti questi stravolgimenti non hanno portato ad alcun risultato».

Dalla difesa, passiamo all’attacco: due parole sul “caso Pazzini”?
«Io non capisco questo ostracismo a quello che, alla fine, è pur sempre il capocannoniere della squadra (4 goal, ndr). La Società deve fare chiarezza sulla faccenda, dicendo apertamente cosa succede: che si tratti di una scelta tecnica oppure di un veto “dall’alto”, serve trasparenza. Anche perché io credo che Pazzini e Di Carmine possano tranquillamente coesistere: il primo ha 34 anni, non è un giocatore di potenza, ma ha un tempo di lettura situazionale come pochi, il che gli permette di essere devastante negli ultimi 25-30 metri sia come finalizzatore che come rifinitore; il secondo invece è rapido e svelto, ed è molto bravo ad attaccare la profondità. Sono due giocatori complementari, che possono benissimo giocare insieme. Attenzione: non sto dicendo che questa sia “la” formula offensiva, bensì che sia “una” formula offensiva, da utilizzare magari durante la partita, e non a 5 minuti dalla fine. I cambi di modulo in corso di gara diventano sempre più decisivi, in quanto pongono all’avversario un problema a cui dare adeguata e immediata risposta: questa è un’arma da sfruttare, ma farlo a 5 minuti dal termine è assurdo sul piano tattico, incomprensibile per i tifosi e aggiungerei offensivo per un giocatore come Pazzini».

Parlando invece degli altri giocatori, chi al momento secondo lei ha reso al di sotto delle aspettative?
«Per fare un discorso del genere bisognerebbe valutare molte variabili, ma ci sono un paio di casi piuttosto evidenti. Il primo è quello di Henderson: com’è possibile che uno come lui sia sparito in questo modo? L’anno scorso a Bari era un gran giocatore, qui addirittura finisce in panchina. Altro esempio eclatante è quello di Laribi, che è un trequartista esterno di rifinitura, non una mezzala o un esterno largo alla Ragusa o alla Matos: io lo vedrei meglio alle spalle di due punte o comunque vicino all’attaccante di riferimento piuttosto che a centrocampo o sulla fascia».

Cosa ne pensa invece della “guerra” tra tifoseria e Setti?
«Parliamo innanzitutto di alcuni atteggiamenti della Società, e partiamo da un esempio: che senso ha fare un’amichevole contro il Villafranca a porte chiuse? Avrei capito se si fosse trattato di un allenamento sulle palle inattive, ma per una sgambata mi sembra incomprensibile. Il Verona ultimamente sembra aver interrotto il contatto con il territorio: deve tornare a giocare con le squadre locali e a coinvolgere le scuole, ma non con la semplice chiacchierata dei giocatori nelle classi, che serve solo a riempire qualche ora del programma didattico. D’altra parte io credo però che lo stadio vuoto sia una cosa assurda ed estrema: capisco la protesta, e la accetto in quanto è stata messa in atto in modo civile, ma io sarei per andare allo stadio e rimanere in silenzio fino alla fine della partita, per poi applaudire o fischiare in base a risultato e prestazione. La diserzione totale non mi convince».

Parliamo di giovanili: lei ha sempre avuto occhio per i talenti, non è che per caso ha già individuato qualche futuro fenomeno tra i baby gialloblù?
«Vado spesso a vedere l’Under-17, e devo dire che ho visto qualche bell’elemento soprattutto a centrocampo e in attacco. Il punto però è che un vivaio ha senso se poi i migliori giovani finiscono in prima squadra, cosa che accade piuttosto raramente. Basti pensare a Danzi: l’anno scorso era stato definito un fenomeno, ora invece non gioca mai. Se si ha paura a schierare i prodotti del vivaio, che senso ha avere delle giovanili?».

Abbiamo visto che sta seguendo anche le Women: cosa ne pensa delle ragazze?
«Mi piace molto vedere il calcio femminile, quando posso vado sempre a vedere le partite all’Olivieri. È un calcio che sta crescendo sempre più di livello, e sabato scorso durante Verona-Tavagnacco ho apprezzato anche alcuni gesti tecnico-balistici notevoli e giocate che si vedono raramente anche in Serie A maschile. Devo dire che l’Hellas mi è piaciuto molto: primo goal “carambolato” a parte, ho visto una squadra che sta bene fisicamente e che nel secondo tempo si è dimostrata quasi sempre corta e compatta. Grande merito va ovviamente a Sara Di Filippo, che ha dato una sua identità alla squadra».

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Angelo
Angelo
5 anni fa

Mi sembra una persona competente e ragionevole ?

antonioli carlo alberto
antonioli carlo alberto
3 mesi fa
Reply to  Angelo

carissimo angelo, ho apprezzato la tua opinione relativa al prof. de matte. vorrei contattarlo. e’ possibile un dato di contatto. tel o email. grazie infinite

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