Si preannuncia un ambiente molto caldo nei confronti del Verona nella trasferta di Salerno. Il precedente più caldo risale al 2011…
C’è una data che è impressa nella storia del Verona: 19 giugno 2011. Quel giorno si giocò la gara di ritorno della finale-playoff di Prima Divisione. La squadra allora allenata da Andrea Mandorlini, subentrato a Giuseppe Giannini, aveva completato una lunga rimonta, accedendo agli spareggi promozione e, una volta sconfitto il Sorrento, sfidò la Salernitana. All’andata, al Bentegodi, fu 2-0. La seconda partita sarebbe stato un fuoco. Ad accompagnarla furono le polemiche, le tensioni, un clima infiammato alla vigilia che annunciava uno scenario bollente, scrive stamani La Gazzetta dello Sport.
Fu in effetti così: il Verona venne accolto, già durante il riscaldamento, da un fitto lancio di oggetti. Manuel Mancini, fantasista dell’Hellas, fu colpito da un telefonino lanciato dagli spalti, anteprima del clima che si respirò a Salerno. Il Verona, però, resse. Perse per 1-0, incassando su rigore il gol di Carrus (penalty conquistato da Antonino Ragusa, ex che ha recuperato dai fastidi al ginocchio sinistro e potrà esserci), ed ebbe la meglio nel doppio confronto. Una città intera accolse, in piena notte, il charter che riportava la squadra all’aeroporto di Villafranca, con tanto di invasione di pista in stile Beatles. Piazza Bra celebrò il trionfo quando le 4 di mattina erano già scoccate. La coda al duello fu turbolenta. D’altro canto negli spogliatoi dell’Arechi era accaduto di tutto. Tant’è, poche settimane più tardi Mandorlini si lasciò andare, nel corso della presentazione del nuovo Hellas, a una citazione canora degli Skiantos, intonando il coro «Ti amo terrone». Apriti cielo: la rivalità già acuta divenne persino più profonda.