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La breve storia di Crescenzi e della metafora geografica

Crescenzi

Passo dopo passo, rileggendo la storia di un calciatore, se ne può comprendere l’importanza per la lotta alla Serie A

Un venerdì che porta rinforzo: così è stato quello del 13 luglio, con la firma da parte di Alessandro Crescenzi. Un giocatore meno banale di quanto si pensi, un terzino che si adatta a un gioco di indole offensiva e alle richieste di garanzie tecniche di Fabio Grosso. Il Verona dimostra, con Crescenzi e quanti altri sono arrivati e arriveranno, di voler subito riguadagnare la Serie A.

Non è certo un terzino a fare la differenza, ma l’insieme di un gruppo che, dopo la batosta dell’ultima stagione e dopo il fallimento del progetto tecnico pecchiano andava per forza ridisegnato. Ridimensionato alla Serie B, ma ancora con una tensione di adattamento a una categoria superiore.

Un giocatore che corre tantissimo. Inizia a farlo nel Marino, squadra del suo luogo di nascita: Marino Laziale. A 12 anni, nel 2003, Crescenzi viene notato dagli osservatori della Roma e portato in giallorosso, dove completerà l’intera trafila delle giovanili fino alla maggiore età, nel 2009. Fondamentale per lui in questo periodo la gestione dei giovanissimi e degli allievi della Roma da parte di Andrea Stramaccioni, che lo abbassa da ruolo di esterno a quello di terzino. Questo succede per sfruttare al massimo le sue qualità di spinta e per aggiungere un tasso di abilità difensiva che gli permetterà di adempiere al meglio al proprio compito.

Così Stramaccioni consegna nelle mani di Alberto De Rossi, tecnico della Primavera, un giocatore ormai in grado di macinare tutta la fascia a partire da dietro e le sue peculiarità sono già evidenti. Sono in tutto 24 le sue presenze con la Primavera giallorossa durante la stagione 2008/’09: l’Udinese interromperà la sua corsa scudetto agli ottavi di finale, ma le sue ottime prestazioni lo porteranno all’attenzione del mercato, specie dopo il suo esordio in A nel pareggio per 2-2 a Marassi con la Samp del 15 marzo 2009.

Il prestito al Grosseto dell’anno dopo non va però come ci si aspettava e il giocatore farà rientro alla base con soli novantotto minuti giocati spalmati in 6 presenze e qualche scampolo di partita con la Nazionale under 20. Si tratta però di una buona stagione per i toscani, che dopo l’esonero di Gustinetti a cinque giornate dal termine e l’arrivo di Maurizio Sarri devono tuttavia abbandonare la speranza di un posto ai play-off, che erano invece arrivati l’anno prima.

Nel 2010/’11 Crescenzi si rilancia alla grande con la maglia del Crotone, ancora in prestito dalla Roma. Totalizza 33 presenze, 32 delle quali da titolare, mantenendo la sua allora competenza precipua di terzino destro. Il mister è Leonardo Menichini, ex calciatore anche dell’Hellas nel 1974/’75; l’allenatore viene sollevato dall’incarico a stagione in corso, ma ritornerà poco dopo vista la difficile parentesi di Corini. Il Crotone terminerà quell’anno all’undicesimo posto, trascinato da Galardo, De Giorgio e Cutolo, ma con una delle coppie di terzini più forti del campionato cadetto: Crescenzi-Migliore. Arrivano anche le prime partite in under 21, con compagni del calibro di Borini, Gabbiadini, Santon, Destro, Paloschi, Florenzi, Saponara e tanti altri.

L’ottima stagione precedente lo fa salire geograficamente e di quotazione, ma con modestia: dalla Calabria alla Puglia, dal Crotone al Bari. Sempre per quel ruolo di terzino destro che Stramaccioni aveva disegnato per lui. Salta le prime gare di campionato per un infortunio ai limiti delle possibili e concepibili realtà, un caso che ancora si può andare a ripescare nella mente più profonda, perché in fondo aveva fatto sorridere inebetiti molti. Durante il ritiro dei biancorossi Crescenzi tenta di fare da paciere in una lite fra due compagni, scoppiata per futili motivi, forse qualche scherzo di troppo: Masiello (uno dei due litiganti) perde la testa e lancia un piatto in direzione del compagno Zlamal, ma questo causa invece una ferita al braccio di Crescenzi, che sarà costretto a quaranta punti di sutura. Quando tutto torna alla normalità il giovane calciatore inizia a macinare presenze, alla fine sono 32 fra campionato e Coppa Italia: è un titolare fisso. Tredicesimo posto per un Bari appena retrocesso, ma che fatica in campionato con risultati altalenanti sotto la gestione Torrente.

Ritorno a Roma, ancora crescita: il 2012/’13 sembra poter essere il suo anno. Crescenzi è sempre convocato con l’under 21, ha appena concluso un altro buon anno in Serie B e ora è tempo di A. Sale nuovamente, dalla Puglia all’Abruzzo, dal Bari al Pescara. Finalmente Pescara, la squadra con cui, a oggi, ha giocato più partite. Invece non va per niente bene: in sei mesi ottiene una sola presenza in Coppa Italia, nella sconfitta per 4-2 contro il Cagliari. Una serie di infortuni e la precaria situazione pescarese lo condanneranno di nuovo alla B già a gennaio, quando la Roma deciderà di richiamarlo e di mandarlo a Novara. Qui trova molto più spazio, ma la risalita geografica questa volta non ha nulla di metaforico, Crescenzi ha perso la prima grande occasione. Gioca le semifinali dei play-off con i piemontesi, cedendo però all’Empoli. Nota positiva è il suo primo gol da professionista, un mancino che dopo due deviazioni buca per l’ennesima volta Caglioni nel 5-1 sulla sua ex squadra Crotone. Nota di ulteriore analisi: al Novara non serviva un terzino destro, quella corsia se la spartivano Colombo, Ghiringhelli e Faragò. Crescenzi gioca per 20 volte e per 20 volte fa il terzino sinistro.

Nel 2013/’14 la Roma gli concede l’avventura in un campionato estero, con l’Ajaccio interessato ad averlo come terzino di sinistra. Con i francesi gioca in tutto 11 partite fra Ligue 1 e coppe, non è poco ma qualcosa non va: forse le condizioni non ottimali, forse la voglia di rimettersi in gioco in Italia. A gennaio Crescenzi torna al Novara e chiude la stagione con altre 21 partite, ma questa volta Aglietti, esonerato e poi richiamato viste le difficoltà con Calori, lo preferisce sulla destra, talvolta anche da centrocampista.

Riprende la sua risalita geografica metaforica: Crescenzi arriva in Umbria e gioca per il Perugia, arrivando a toccare ben 43 presenze stagionali, L’allenatore Camplone porta il Grifo ai play-off, grazie alla sua duttilità di modulo, alle volte 4-3-3, alle volte 3-5-2. Proprio Crescenzi è l’uomo più presente degli umbri quell’anno, utilizzato da esterno o terzino di destra o sinistra, tre volte come centrale di difesa e una volta addirittura da mediano.

Pescara, finalmente! Questa volta è quella buona, perché a uno come Oddo un giocatore del genere non può che piacere tanto. Gioca 27 partite, frenato da un lungo infortunio, ma fra lui e l’ex Verona Zampano le corsie vengono arate. Gioca tutte e 4 le partite dei play-off: le semifinali contro quel Novara che lo aveva salvato due volte, le finali contro la sorpresa Trapani di Nicolas.

Crescenzi e la Roma si separano, i biancazzurri acquistano il calciatore e gli regalano finalmente la Serie A, quella che proprio con la maglia del Delfino non gli era stata concessa nel 2012. Se la gioca alternativamente con Zampano, mantenendo la fiducia del tecnico Oddo, ma quando arriva Zeman a sostituirlo il minutaggio scende vertiginosamente e Crescenzi gioca un solo minuto nelle ultime nove partite.

Il collasso del Pescara lo trascina in basso nella scalata, incapace di dare uno strattone alla sua carriera il terzino, ormai ufficialmente da ambo i lati, si ritrova nella stessa squadra che l’anno prima gli aveva regalato la promozione e che ora deve, invece, guardarsi bene dal non finire in Serie C. Zeman gli da più spazio, ma la classifica è impietosa: il Pescara chiude al diciassettesimo posto e Crescenzi a 30 presenze più un gol.

Verona lo chiama e lui risponde. Grosso è stato un terzino campione del mondo nel 2006, proprio come il suo ex allenatore Oddo. Entrambi apprezzano difensori laterali di forte spinta, motivo per cui anche Almici è arrivato in gialloblù. Quest’ultimo è però principalmente un terzino di destra, motivo per cui Crescenzi sembra destinato alla sinistra. Souprayen rimane un degno rimpiazzo, specie perché piazzarlo altrove pare più complicato del previsto.

Una storia fatta di risalite geografiche e di giochi d’apposizione immaginifica. Partire da Roma per tentare la sorte in Calabria, giungendo a un apice abruzzese e una nuova avventura a Verona. L’Hellas ha chiamato e lui ha risposto, dal suo curriculum si legge: “lottatore da promozione, corridore d’eccezione“.

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[…] per Roma, Grosseto, Crotone, Ajaccio, Perugia, Novara e Pescara. Una lunga storia, raccontata da un approfondimento di CalcioHellas e dalla tensione perenne alla Serie A: Crescenzi non è giocatore abituato alle […]

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