69 anni fa la leggenda del Grande Torino si spezzava ai piedi della Basilica di Superga, entrando nell’immortalità. Il Toro, campione d’Italia per 4 stagioni consecutive a partire dal 1943, è a quattro giornate di distanza dalla conquista del suo sesto scudetto. Una squadra leggendaria, composta da giocatori i cui nomi rimangono scolpiti nella storia del calcio.
Il 4 maggio 1949, di ritorno da una trasferta amichevole sul campo del Benfica, l’areo che trasportava i granata, cade. Si porta via la vita di 31 persone fra squadra, dirigenti accompagnatori, staff ed equipaggio dell’aereo. Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti, Schubert, oltre all’allenatore Lievesley, il direttore tecnico Erbstein, il massaggiatore Cortina, i dirigenti Agnisetti, Civallera, Bonaiuti, i giornalisti Casalbore, Tosatti, Cavallero e i quattro membri dell’equipaggio.
“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto ‘in trasferta‘“, così scrisse Indro Montanelli sul numero del 7 maggio ’49 del Corriere della Sera, il giorno dopo i funerali tenutisi a Torino.
Il Grande Torino cadde quel giorno, ma si innalzò per sempre nella memoria del calcio. Divenne ed è oggi patrimonio di tutti, una delle squadre più forti che il mondo abbia mai potuto vedere. Il campionato di quell’anno venne concluso dalla squadra Ragazzi, ma lo scudetto venne assegnato ancor prima del termine della stagione al Torino.