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Processo al Verona: la retrocessione in quattro mosse

Con la retrocessione ormai certa, anche se la matematica ancora non condanna i gialloblù, L’Arena analizza le principali quattro cause che hanno portato a questo risultato.

BESSA, CASSANO E GLI ALTRI. La stagione dell’Hellas si era aperta in ritiro con la telenovela Cassano, che aveva lasciato a bocca aperta l’Italia intera. Poi era proseguita con Bessa mandato in campo prima da finto nove, poi da esterno e poi ancora da centrale.

Anche l’altro protagonista della promozione, il capitano Pazzini, finisce al centro di un caso: uno dei più prolifici attaccanti italiani impiegato e ripescato come fosse un Primavera. A gennaio poi il Verona perde il suo miglior giocatore, Caceres, preso a gettone o quasi dalla Lazio.

Infine, le epurazioni di Peschiera. Fossati, Verde, Buchel, Heurtaux e poi quanti altri… E il quotidiano veronese chiede: “Ma non è meglio educare che punire? Ma che regolamento interno c’è stato al Verona?“.

SCELTE TATTICHE. Pecchia ci ha sicuramente messo del suo. Pazzini, dopo il gol al Real Madrid, non ha brillato al Levante. Ma allora perché non provare a dargli fiducia, invece che sfruttare Bessa e Fares fuori ruolo, e vedere se poteva ancora stare in Serie A? In caso contrario nessuno avrebbe avuto da ridire.

Ci sono stati poi giocatori come Verde e Felicioli, utilizzati e poi lasciati per mesi in panchina. O altri, come Bearzotti a Genova, messi in campo a sorpresa. Perché mettere Calvano a Ferrara, con il Verona in vantaggio 2-0, e non Heurtaux?

MANCANZA DI CARATTERE. A questo Verona è mancata anche la personalità tipica delle squadre che lottano per non retrocedere. Troppo tiki-taka e troppa poca voglia di “far male” all’avversario.

A partire da Kean. Mentre i giocatori con carattere sono rimasti in panchina, come Franco Zuculini o Laner, o sono partiti a gennaio, come Caceres e Bruno Zuculini. Anche uno come Vukovic doveva arrivare in estate, e non nel mercato di riparazione.

TROPPI INFORTUNI. Prima c’era stato Cassano sovrappeso, e poi è arrivata la gestione complicata di Cerci. Colui che doveva essere la “stella” di questa squadra ha passato più tempo sul lettino del medico che in campo. Arrivato da un lungo periodo di inattività, si è infortunato a settembre e poi a dicembre. In mezzo le cure, poi il viaggio “autorizzato” alle Maldive nel periodo più delicato. Lunedì Cerci si è sfogato, dicendo di essere stato curato male. Ma lui è stato un buon paziente?

Poi i vari casi Ferrari, Franco Zuculini, Kean, Valoti. Di chi la colpa? Preparazione atletica? Giocatori troppo usurati? Scommesse?

 

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