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Riganò: “La Fiore deve rifarsi. Mi aspettavo di più dall’Hellas”

Christian Riganò era uno che, quando giocava, la buttava dentro anche con qualche chilo in più (facciamo una quindicina). Ha vissuto annate altalenanti, scalando il calcio fino alla Serie A e alla Liga spagnola ponendo Messina come sua casa base. Le sue migliori stagioni sono a Firenze, contribuendo alla risalita in massima serie dei viola, ma arrivato in alto a Riganò vengono chiusi tutti gli spazi e, dopo una parentesi a Empoli, la casa base diventa rifugio. L’attaccante di Lipari torna a Messina, dove segna 19 reti in 27 presenze, record per un attaccante giallorosso in Serie A. La retrocessione finale lo spinge però a cercare fortuna al Levante, dove aldilà di una tripletta all’Almería combina poco. La sua avventura extra-italica dura poco, quando torna però è un giocatore fuori forma, incapace di tornare grande come quel Riganò della Sicilia. Dopo anni in Lega Pro decide di scendere verso categorie più basse, tanto da arrivare anche al Benaco Bardolino nel 2013. Contro l’Hellas Verona ha giocato con le maglie di Fiorentina e Cremonese, una doppietta con la maglia viola durante la Coppa Italia 2004/’05 e una zampata, fondamentale, nel 3-2 della Cremonese al Bentegodi nella Serie C 2008/’09: il suo raddoppio attorniato dalla doppietta di Coda vanificarono le due reti di Girardi.

L’Arena lo ha intervistato in vista di Fiorentina-Hellas Verona. Oggi, a 43 anni, Christian Riganò ha casa a Firenze, dove però non va quasi mai allo stadio. “La squadra la seguo sempre, in una città che vive di calcio non può essere diversamente“. E così com’è Firenze, una città in cui si vive di calcio, anche Verona lo è e parlando dell’Hellas Riganò svela di aver avuto più aspettative sui gialloblù: “La Fiorentina deve rifarsi dopo aver perso male con la Samp. È stata una sconfitta pesante come l’aria che credo si respiri a Verona. Mi sarei aspettato qualcosa in più dall’Hellas, credevo che la stagione sarebbe stata meno travagliata. D’estate la lotta sulla carta è sempre più estesa di quanto non sia a gennaio”.

Le speranze di salvezza ci sono sempre, a patto che la classifica non si allunghi ancora. Con due vittorie di fila sei di nuovo in corsa. Per ora però ho visto poco, a parte la grande prestazione contro il Milan. In tante altre il Verona ha avuto poco da recriminare, il campo ha quasi sempre detto la verità“. Così sul discorso salvezza, lui che con 19 reti in un campionato non riuscì a salvare il Messina dalla retrocessione e da attaccante ad attaccante una riflessione sull’attacco del Verona: “Mi sarei aspettato quelli di Pazzini, ma dopo l’annata scorsa Pecchia ha preso altre decisioni. Non è ovviamente solo una questione di attacco, nel calcio si vince di insieme. A partire da una linea difensiva solida“.

Non sarà però la disperazione a muovere l’Hellas allo stadio Artemio Franchi, almeno secondo il pensiero di Riganò: “Non è così larga la distanza fra le due squadre, in fondo la Fiorentina è stata rinnovata in toto. Pioli sta cercando gli equilibri giusti, ma non è facile trovarli. Così la squadra alterna grandi partite, come quella con l’Inter, ad altre inguardabili. La piazza è da Europa, la Fiorentina di oggi ancora no. Nel calcio il blasone conta poco. La regola vale anche per il Verona“.

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