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Lovato: “Con la giusta testa, le sfide non spaventano”

Il nuovo difensore dell’Hellas, dopo essersi presentato alla stampa, ha preso parte alla rubrica “A tu per tu con…

Non solo la presentazione alla stampa, ma anche la rubrica “A tu per tu con…” di Hellas Channel: giovedì è stata una giornata piuttosto ricca per Matteo Lovato, il quale dopo aver avuto a che fare con i microfoni dei giornalisti ha dovuto “affrontare” anche quelli del canale tematico gialloblù.

Considerando che per forza di cose molte delle domande sono state molto simili a quelle della precedente conferenza, vi riporteremo di seguito solo i passi da cui sono emersi nuovi dettagli: di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

TESTA SULLE SPALLE. «Voglio innanzitutto ringraziare il Verona per aver creduto in me e per avermi accolto così bene, ma anche il Padova per tutto quello che mi ha dato. Per me sono stati sei mesi incredibili: prima ho debuttato tra i professionisti e ora mi ritrovo qui a giocare con Pazzini e Borini, calciatori che fino all’anno scorso avevo solo visto in televisione. Credo comunque che la testa sia fondamentale: se si ha la giusta mentalità, le sfide non spaventano».

KUMBULLA. «Ho giocato contro Kumbulla per molti anni durante la nostra esperienza nelle formazioni giovanili. Sono molto contento per lui, perché ha dimostrato quello che vale: era molto forte allora e lo ha confermato adesso. Gli auguro tutto il meglio perché è un grande giocatore e un’ottima persona. Averlo in squadra poi è uno stimolo perché è un esempio da seguire».

SALCEDO. «Ho incontrato Salcedo quando eravamo nelle giovanili del Genoa, e non mi sono stupito più di tanto quando l’ho visto esordire a 15 anni in Serie A: gli ho sempre detto che aveva qualcosa in più e l’ha dimostrato. Anche a lui, come a Marash, auguro il meglio. Com’è stato rivederlo? Ci siamo persi di vista per un po’, ma dopo aver passato così tanti anni insieme è come se il tempo non fosse passato».

I GENITORI. «Mamma e papà non hanno ben chiare tutte le dinamiche del calcio, però mi hanno parlato da un punto di vista umano, dicendomi di essere me stesso e di concentrarmi solo sul campo, perché il resto è superfluo: credo abbiano perfettamente ragione».

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