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Donati: “Sogliano? Figura carismatica, col suo arrivo il Verona si è ripreso”

Le dichiarazioni dell’ex centrocampista gialloblù sulla salvezza degli uomini di Zaffaroni

L’ex centrocampista del Verona Massimo Donati a Fuori Gioco RadioVerona ha parlato della salvezza dell’Hellas.

Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.

LO SPAREGGIO. «Tutti ci aspettavamo una partita diversa tra Spezia e Verona, la differenza l’ha fatta l’approccio: si è visto subito che l’Hellas era pesantemente dentro la gara. Quando la posta in palio è così alta non è facile giocarla così, invece il Verona è stato più aggressivo, più desideroso di vincere. Sembra strano, ma lo Spezia ne aveva di meno. Poi si può discutere chi fosse la squadra migliore fra le due, ma contava essere più bravi nella partita decisiva».

I SINGOLI. «Ovvio che Montipò sia stato l’eroe, senza quel rigore parato a Nzola gli ultimi venti minuti sarebbero stati molto difficili, ma è stato un episodio in una gara in cui l’Hellas ha saputo far propria l’inerzia del match. Faraoni? Il suo è stato un gesto istintivo, il calcio non è solo tattica e strategia. Appena l’ha fatto l’ho visto anche sereno, quando invece tutto poteva invece complicarsi. Non so cosa avrei fatto al suo psoto, di sicuro in quel momento non puoi ragionare. Sono frazioni di frazioni di secondo in cui non hai il tempo per decidere».

L’ARRIVO A VERONA. «Sogliano mi cercò e a me piacciono molto le piazze in cui c’è grande passione per il calcio. Il Verona era appena salito in Serie A con la voglia di fare qualcosa di importante e non a caso arrivò anche uno come Toni. Quel Verona era fantastico: Iturbe, Jorginho, Romulo, Maietta, Hallfredsson… Tutti buonissimi giocatori. Non potevo rifiutare».

IL BOMBER. «Toni è un campione del mondo, uno entrato nella storia di questo sport. La palla non gliela portavi mai via, non lo spostavi. Quando l’aveva lui, il pallone non tornava più indietro. Inoltre segnava, e tutti sappiamo che senza gol non si vincono le partite. La cosa che mi faceva impazzire di Toni è che non sentiva la pressione: per scendere in campo per una partita era come giocare a briscola. Una volta mi disse che l’unica volta in cui aveva avvertito un po’ di pressione fu la finale di Coppa del Mondo con la Francia a Berlino».

IL DIRETTORE. «Sogliano è una figura molto carismatica, anche molto dura quando ritiene che debba esserlo. Arrivato lui il Verona s’è ripreso. Non lo sento da un bel po’, ma mi hanno detto che da allora è leggermente cambiato: meno duro, ma sempre con la capacità di darti motivazioni. Resterà? Il legame c’è, giusto che però le cose vadano fatte bene. Tutto sta nella programmazione».

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