L’ex tecnico del Verona femminile ha commentato la debacle gialloblù ai microfoni de L’Arena
Un’annata difficile e dai numeri impietosi quella dell’Hellas Verona Women: le gialloblù, già matematicamente in Serie B, hanno sin qui raccolto quattro punti, tre dei quali da già retrocesse.
Per commentare il deludente risultato della squadra scaligera, i colleghi de L’Arena hanno contattato Renato Longega, tecnico che sulla panchina del Bardolino prima e dell’AGSM Verona (le due “antenate” dell’Hellas) poi ha portato a casa cinque scudetti, tre Coppe Italia e altrettante Supercoppe.
Di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
LA RETROCESSIONE. «La prima parola che mi viene in mente è “malinconia”. Vedere il Verona in queste condizioni fa male perché, per società e calciatrici, ha le potenzialità per fare bene. Questa retrocessione è dura da digerire e mi dispiace anche per le ragazze: ci hanno messo l’anima. Vorrei che mi avessero chiamato, anche solo per un consiglio. Avrei dato una mano volentieri. Ora spero che l’Hellas chiuda il campionato in modo decoroso».
LE MOTIVAZIONI. «Una volta avevamo moltissime giocatrici in Nazionale, soprattutto in quelle giovanili, mentre ora non ce n’è nessuna. Qualcosa è andato storto e il cambio generazionale tarda ad arrivare. Ora è più difficile vincere, ma il livello della salvezza non è assolutamente aumentato. Guardando i numeri, togliendo la partita contro il Pomigliano hanno segnato cinque gol Cedeño e uno Ledri: non si può pretendere di salvarsi grazie a una sola giocatrice e senza una fase offensiva. Noi cinque gol li facevamo in una partita… Il mercato? Credo che l’Hellas abbia sbagliato gli acquisti a gennaio: alla fine solo una delle nuove (Haaland, ndr) ha giocato con regolarità. Con qualche aggiustamento corretto, ci si sarebbe potuti salvare nonostante la prima parte di stagione».
I TEMPI ANDATI. «Il Verona femminile è sempre stato un gioiello di questa città. Ora parlano dei quarti della Juventus come un’impresa, ma forse si sono dimenticati della semifinale contro il Wolfsburg e che eravamo terzi nel ranking europeo. Quella è la dimensione del Verona».