I tre, pur condannando l’accaduto, hanno circoscritto il caso e chiesto di evitare generalizzazioni
È una condanna unanime quella che arriva nei confronti dello striscione esposto nella notte tra sabato e domenica al di fuori del Bentegodi: attraverso i social e i giornali in tanti hanno infatti ovviamente biasimato il gesto.
In mezzo al polverone (e a generalizzazioni e richieste di “pene esemplari” che riguardassero anche la società), arrivano però anche messaggi a difesa dell’immagine della tifoseria dell’Hellas e della città di Verona.
È il caso del presidente della Regione, Luca Zaia, ma anche di due futuri avversari come Federico Sboarina e Damiano Tommasi, entrambi candidati per le prossime elezioni comunali (il primo da sindaco uscente) ma uniti nel tentativo di “circoscrivere” il fatto a pochi elementi per evitare una macchina del fango su tutti i supporters gialloblù e gli abitanti della provincia scaligera.
Di seguito, dunque, le loro principali dichiarazioni riportate da L’Arena.
ZAIA. «C’è da vergognarsi a lanciare simili messaggi, questa non è goliardia. Verona però non è quello striscione, Verona e i veronesi sono simbolo di accoglienza e solidarietà e in questi giorni stanno facendo il massimo per ospitare, aiutare e curare chi scappa da questa folle guerra».
SBOARINA. «Sulla guerra non si deve ironizzare, io ho visto il terrore negli occhi delle persone che stiamo accogliendo. Allo stesso tempo rispedisco al mittente le solite accuse rivolte a Verona. Fin troppe volte singoli episodi sono stati strumentalizzati e trasformati in macchina del fango sulla tifoseria dell’Hellas e su una città intera».
TOMMASI. «Lo sport è e deve rimanere baluardo di pace e solidarietà. L’Hellas Verona non appartiene a chi calpesta le basi della convivenza civile. Verona e i veronesi sono stanchi di doversi scusare per un’assurda minoranza. Verona non è uno striscione!».
Se siete stanchi di scusarvi evidentemente il problema esiste ed è ben radicato nella tifoseria. Agite o siete complici.