Dalla città agli obiettivi, passando per i valori e molto altro, ecco le principali dichiarazioni rilasciate dal Cholito a L’Arena
Tra Simeone e Verona sembra essere sbocciato l’amore, almeno a quanto emerge dall’intervista rilasciata dal Cholito a L’Arena: raggiunto dai microfoni del colleghi, l’argentino ha infatti affermato di trovarsi decisamente bene in terra scaligera, tanto da aver pensato anche a un trasferimento definitivo.
Di seguito, infatti, le sue principali dichiarazioni.
LA CITTÀ. «Verona è una città perfetta, né troppo grande né troppo piccola. La gente poi è magnifica: altrove quando mi incontravano parlavano di calcio, qui mi chiedono come sto io e come sta la mia famiglia, l’Hellas viene dopo. Sono tutti molto rispettosi. Ne parlavo con Giulia, mia, come la chiamate voi, “morosa”: lei è di Firenze, ma stiamo pensando di fermarci a vivere qui perché ci troviamo molto bene e ci sentiamo parte di questo luogo magnifico. Non mi sembra nemmeno di essere arrivato da meno di un anno, è come se avessi sempre giocato qui. Cosa mangio qui? Il guanciale all’Amarone e il risotto, ma non posso farlo troppo spesso se no poi diventa dura correre…».
L’HELLAS. «Il Verona al momento per me è tutto. Prima di venire mi parlavano di un grande gruppo e chi lo faceva aveva ragione. Siamo molto uniti, un’orchestra in cui tutti, dai calciatori ai magazzinieri, sanno cosa fare. Questo per me è davvero importante».
I VALORI. «Credo molto nell’educazione, nel rispetto e nella bontà della persona. Se a questo si aggiungono volontà e lavoro, si avrà una vita felice. Per me poi sono molto importanti la mente, ed è per questo che faccio meditazione, e le relazioni tra le persone: se entro in una stanza e vedo che non riesco a “connettermi” con chi c’è dentro, dopo poco me ne vado».
L’ARRIVO. «D’Amico e la società hanno creduto in me e li ringrazio per la fiducia. Ricordo l’esordio a Bologna, ero appena arrivato e non riuscii a incidere, pur andando vicino al gol con un colpo di testa. L’emozione e la tensione giocarono un ruolo importante».
IL MISTER. «Tudor mi sostiene sempre e parliamo molto insieme. Sa capire gli stati d’animo, incoraggia tutti e ti fa sentire importante anche se magari non giochi tanto».
IL TERZETTO OFFENSIVO. «Barak e Caprari sono due amici e due grandi giocatori. Sappiamo sempre cosa fare, ci cerchiamo molto e devo dire che formiamo un bel terzetto. Tanti gol? È merito di tutta la squadra, noi abbiamo la fortuna di finalizzare».
GOL E PRESTAZIONI. «Il gol più bello è sicuramente stato il secondo contro la Juventus, ho tirato e messo il pallone esattamente dove volevo. Ho ancora i brividi addosso, è una sensazione che mi porterò dietro per tutta la vita. Le migliori gare senza reti? Quelle contro Roma e Udinese, ho dato tutto per la squadra e questo mi rende orgoglioso».
GLI OBIETTIVI. «Da qui a fine stagione vogliamo dare il massimo a ogni incontro e io voglio fare bene per poi essere riscattato dall’Hellas. Con la Fiorentina di Pioli avevamo sfiorato l’Europa e questo gruppo mi ricorda molto quella squadra. Noi lotteremo, poi dipende dal destino. I ventidue gol di Toni? Sin qui ne ho fatti quindici, ma ciò che importa di più è il bene della squadra».