L’ex centrocampista, come riportato dal Corriere di Verona, si è proposto come volontario
Dalle sfide sul campo da calcio alla battaglia contro il Covid: Domenico Volpati, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo e avere per anni esercitato come dentista, è pronto a una nuova sfida. Come infatti riportato dal Corriere di Verona, il campione d’Italia 84/85 si è proposto come volontario per la somministrazione dei vaccini nel centro allestito sul Lago di Tesero (in provincia di Trento).
A raccontare la cosa è lo stesso ex centrocampista gialloblù durante un’intervista concessa ai colleghi del quotidiano: di seguito, dunque, le sue principali dichiarazioni.
I VACCINI. «Essendo ancora iscritto all’Ordine dei medici, mi è sembrato assurdo non propormi come volontario per la somministrazione dei vaccini, lo ritengo un dovere civico. Io stesso ho già fatto anche il richiamo per la seconda dose di Pfitzer».
GRANDI CAMPIONI. «Il calcio mi ha lasciato non sono vittorie, ma anche l’amicizia con i miei compagni di squadra. Tricella, Fanna, Fontolan, Elkjær, Briegel… li sento almeno un paio di volte al mese e più passano gli anni più il nostro rapporto si cementa. Sappiamo cos’è il senso di appartenenza, l’importanza di aver condiviso tutti i giorni una parte importante delle nostre vite. Abbiamo fatto sognare la gente ed è per questo che Verona tuttora ci ama alla follia e ha nei nostri confronti una riconoscenza infinita. Rossi e Maradona? Pablito era un ragazzo d’oro, sempre con il sorriso sulle labbra. Nello spogliatoio non ha mai fatto pesare la sua grandezza, no
IL CALCIO MODERNO. «A volte guardando le partite di oggi devo inchiodarmi alla poltrona per non cadere addormentato, e posso giurare che non è colpa dell’età (ride, ndr)! Il nostro era un calcio diverso, più verticale. Le marcature erano una partita nella partita e i calciatori non erano inavvicinabili come oggi. Ai miei tempi i giornalisti entravano senza problemi negli spogliatoi, cosa oggi impensabile».