L’ex centrocampista, raggiunto dai colleghi de La Cronaca di Verona e del Veneto, ha parlato della propria carriera di “gregario”
Campione d’Italia, ma anche e soprattutto un campione di umiltà: è questo quanto emerge dall’intervista concessa da Gigi Sacchetti ai colleghi de La Cronaca di Verona e del Veneto.
Di seguito, infatti, le principali dichiarazioni dall’ex centrocampista.
IL “PORTABORRACCE”. «Nel calcio ci sono i fuoriclasse e ci sono i gregari: io sono stato un gregario e sono felice della mia storia. Ho portato la borraccia orgoglioso della mia strada e tutti i campioni con cui ho giocato mi hanno sempre ringraziato. Vale di più il talento o il carattere? In carriera ho visto tanti ragazzi più forti di me perdersi per strada… Arrivare in alto è difficile, rimanerci lo è ancora di più, e per farlo ti servono fatica, passione, impegno e serietà. Nessuno ti regala niente, o almeno per me è stato così, quindi sono fiero di essere stato nel Verona che ha scritto la storia».
IL MISTER. «Bagnoli non era uno che regalava complimenti, quindi quando ti diceva “bravo” è perché lo pensava veramente. Per questo i suoi complimenti per me valevano come una laurea. Cos’aveva di speciale? Tutto, anche i silenzi. Anche quando non parlava, sapevi che c’era e che osservava tutto. È grazie a lui se il Verona dello Scudetto è passato dall’essere una buona squadra a essere una grande squadra».
L’UOMO. «A volte sembra che io abbia solamente segnato il gol a Belgrado, però gol, partite, vittorie e sconfitte poi passano e ti resta solo quello che sei stato e che hai cercato di dare ai compagni, in campo, nello spogliatoio e nella vita di tutto i giorni».