L’ex attaccante gialloblù, intervistato da L’Arena, non è per niente convinto dall’ipotesi ripartenza
È un Adailton (eufimisticamente parlando) poco convinto quello a cui L’Arena ha chiesto un parere su quello che per i prossimi mesi potrebbe essere il calcio in Italia, per il quale si prospettano porte chiuse e, più avanti, stadi a capienze ridotte (se le disposizioni attuali venissero confermate, al Bentegodi ci sarebbero circa 8.000 persone).
Queste, infatti, le sue principali dichiarazioni a riguardo.
«Il calcio vuole ripartire esclusivamente per interessi economici. La passione dov’è? Che senso ha fare gol se poi non puoi esultare con i tuoi compagni e con i tuoi tifosi?
Ho provato a seguire la Bundesliga, ma a fine primo tempo ho spento la TV perché con lo stadio vuoto sembrava un’amichevole estiva. Io credo che potremo tornare allo stadio solo quando non ci saranno più le mascherine, perché solo allora il problema potrà considerarsi risolto. Tutti vorrebbero ripartire, ma bisogna farlo nel modo giusto, anche perché ancora non ci siamo liberati del virus.
Giocare d’estate? Avremmo a che fare con il rischio infortuni, un calendario compresso e con le porte chiuse: questo per me è un concetto molto diverso dal mio ideale di calcio».