L’ex attaccante nerazzurro ricorda bene l’1-1 del 17 febbraio ’85, una delle principali chiavi di volta dello storico Scudetto scaligero
Uno scudetto meritato, arrivato forse già a febbraio: a parlare del tricolore gialloblù, ai microfoni de L’Arena, è Alessandro Altobelli.
Senza perdere tempo andiamo quindi subito a vedere le principali dichiarazioni rilasciate da Spillo ai microfoni dei colleghi del quotidiano scaligero.
“QUEL” PAREGGIO. «Solo l’Inter poteva fermare il Verona: se avessimo vinto al Bentegodi, forse qualcosa sarebbe potuto cambiare, ma dopo il nostro vantaggio Garella parò tutto e Briegel segnò il pareggio sbucando all’improvviso e prendendoci il tempo. Alla fine fu il giusto risultato di una partita in cui due corazzate se le erano date di santa ragione».
LO SCUDETTO. «Il Verona era una grande squadra, e il duello a distanza durò per tutto il campionato. L’Hellas ebbe il merito di non inciampare quasi mai, e fu senz’altro uno scudetto meritato. Credo comunque che l’infortunio di Rummenigge abbia pesato non poco sulla nostra stagione: per vincere quel campionato era necessario essere sempre al top…».
L’HELLAS 84/85. «Garella era avanti di 50 anni rispetto al calcio di allora, un precursore. Briegel ed Elkjaer avevano esperienza internazionale, Fanna ha vinto cinque scudetti con tre squadre diverse, Marangon univa forza e qualità, Fontolan era un ossesso per tutti, Tricella giocava elegante ma concreto. E Galderisi si sposava alla perfezione con Larsen. Erano perfetti per lo scudetto: le vittorie non nascono per caso. Bagnoli? Un grande, parlava poco, ma aveva perfettamente in mano quella squadra. Pure Emiliano Mascetti è stato artefice dello scudetto del Verona: sceglieva gli uomini giusti e li consegnava all’allenatore giusto».