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Parks: “La vita senza calcio? Un sollievo, ma anche una perdita d’identità”

Le dichiarazioni dello scrittore inglese, cittadino onorario di Verona dove ha abitato a lungo, e autore di «Questa pazza fede», iconica pubblicazione dedicata alla stagione 2000-2001 dell’Hellas

Lo scrittore inglese Tim Parks ha parlato in una lunga intervista al Corriere di Verona:

“Confesso: non avere il pensiero del calcio è persino un sollievo. Da anni mi sono trasferito a Milano. Sto in un appartamento senza balcone, non ho giardino. Sono chiuso qui da settimane. A volte è dura, ma me ne sono fatto una ragione. È così in Europa e nel mondo. Anche in Inghilterra pare inverosimile che non ci sia il football e i club sono preoccupatissimi. Leggevo l’altro giorno un articolo sul “Telegraph” in cui si spiegava che questa stagione dovrà essere portata a termine per forza. In caso contrario, il danno economico sarebbe enorme, il sistema calcio crollerebbe. E stiamo comunque parlando di un contesto in cui le società sono piuttosto solide”.

MANCANZA DEL CALCIO. “Una perdita d’identità. Perché il calcio ci permette di costruire una narrazione alternativa delle nostre vite, di avere tipi umani cui riferirci, una comunità in cui riconoscerci. Ci sono i tifosi della Juve con la loro frustrazione nel momento in cui non vincono, perché ritengono che farlo sia un loro diritto. E ci sono io, che tifo Hellas, una squadra che fa dello spirito di lotta il fondamento della propria storia. Il calcio rassicura la nostra vita, ci fa uscire dall’ordinario, ci condiziona nell’umore, nello stato d’animo. Tutto questo ora non c’è. Il calcio è un’ossessione, una specie di oppiaceo mentale. Niente partita, niente dipendenza, niente ansie prima, niente recriminazioni, dopo, se va male… Il tifoso, soprattutto quello di squadre non “metropolitane”, teme sempre che qualcosa vada storto. E sapete quanto questo sia angosciante. Ecco: in questo senso il calcio non mi manca (ride, ndr )”.

SE ALLA RIPRESA IL CALCIO AVRA’ MENO IMPORTANZA. “Non sono di quest’avviso. Anzi, proprio il ritorno al regolare svolgimento del campionato sarà un segnale del recupero della normalità delle nostre vite. Il calcio è ambivalente: ci fa soffrire e gioire, occupa i momenti di vuoto, riempie e toglie. Per gli italiani, e non solo, non sarà mai irrilevante, sebbene le conseguenze di un lungo periodo di gare a porte chiuse, com’è più che probabile che sarà, possano essere molto dannose”.

GIOCARE A PORTE CHIUSE. “Il primo spaesamento, quando non c’è il pubblico, è per i giocatori. Che motivo c’è di avere tutto quel talento da mostrare se non hai nessuno che possa incoraggiarti e guardarti? Andare in campo non ha più significato. Per il tifoso, la televisione è uno strumento, un surrogato. Lo stadio è il luogo in cui si officia il rito”.

LIBRI CONSIGLIATI. “In questi giorni ho ricevuto diversi messaggi con tante persone che mi hanno scritto che, in assenza del calcio, hanno comprato “Questa pazza fede”. Evidentemente non si può rinunciare a quello che ami. Per il resto, suggerisco “Insegnaci la quiete”. Con le città chiuse e la tragica morte di migliaia di persone va imparato il silenzio”.

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4 anni fa

Tim number onw

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4 anni fa

Genio.

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