Le dichiarazioni del centrocampista in prestito al club azzurro sulla sua esperienza in quarantena
Liam Henderson, centrocampista di proprietà dell’Hellas Verona in prestito all’Empoli, ha parlato al portale scozzese The Athletic:
“Posso capire perché le persone vogliono andare a lavorare. Perché non possono permettersi di non andarci. Quando mia madre, che è una maestra d’asilo, dice che i bambini vanno a scuola perché si affidano ad essa per un pasto caldo e c’è la prospettiva che questo venga interrotto, tutto ciò avrà un impatto enorme su migliaia e migliaia di persone”.
ALLENARSI A CASA. “A partire da questa settimana ci hanno detto di svegliarci alle otto e mezza, fare colazione alle nove come faremmo normalmente. Il direttore sportivo, Pietro Accardi, ha parlato con tutti noi e ha detto che nessuno sa quando ricominceremo a giocare, ma vogliono che seguiamo una routine. Mi manca il pallone. L’altro giorno ho fatto la challenge su Instagram con il rotolo di carta igienica. Sono stato nominato per quello, quindi l’ho fatto, ma non è lo stesso”.
CENA. “Siamo in tre. Io, Jure Balkovec e un altro giovane svizzero, Nedim Bajrami. I pasti ci vengono preparati dallo chef del club e dal suo staff. Ce lo portano a casa e noi ci sediamo a distanza di sicurezza l’uno dall’altro per poter mangiare. E’ un po’ da pazzi. Ma il club non ha bisogno di farlo, ma dimostra di essere una società molto premurosa”.
AUTOCERTIFICAZIONE. “Non sono ancora stato fermato dalla polizia, ma devo portare un foglio con me, perché possono multarti e accusarti di un reato. È un po ‘estremo. Ma se mantiene le persone a casa per il certo tempo necessario, è quello che devi fare.”
GIOCARE A PORTE CHIUSE. “Non credo che la stagione si possa concludere nei prossimi tre mesi. Giocare a porte chiuse? Non vorrei mai più giocarne una. È una partita ufficiale e ti sei preparato allo stesso modo, ma quando scendi sul campo non ti sembra di giocare per i punti. Sembra un’amichevole prestagionale. Quando giochi in trasferta vorresti sentire i fischi dei tifosi di casa. Non importa quanto possa essere brutto, lo vuoi. Giocare a porte chiuse è stata un’esperienza strana. Se potessi scegliere, non vorrei davvero farlo di nuovo.”