Il padre del talentino gialloblù, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, non ha però solo parlato del difensore classe 2000
È il nome sulla bocca di tutti quello di Kumbulla, un ragazzo che a Verona abbiamo imparato ad apprezzare sin dalla Primavera ma che ora, grazie alle ultime grandi prestazioni e al gol segnato contro la Samp, si sta facendo notare in tutta Italia.
Ma chi è Marash Kumbulla fuori dal campo? Per conoscerlo meglio, i colleghi de La Gazzetta dello Sport hanno deciso di raggiungere il padre del difensore gialloblù, Lin Kumbulla.
Di seguito, dunque, ecco le sue principali dichiarazioni.
UNA STORIA CHE PARTE DA LONTANO. «Siamo sette figli, quasi tutti in Italia, solo una sorella è rimasta in Albania. Arrivai con il gommone nel ’96, pagando un milione di lire allo scafista e rischiando la vita: mio figlio non immagina neanche cosa ho passato. Io e mio fratello, arrivato qui un paio d’anni prima di me, abbiamo iniziato come muratori, e oggi la nostra Edilgarda costruzioni ha 20 persone che lavorano. Siamo stranieri che lavorano: Salvini, a cui abbiamo dato fiducia, può essere orgoglioso di noi. Dopo di noi, ma in modo più agevole, sono arrivati 60 parenti, ora sparsi tra qui e Castelnuovo del Garda. Mio figlio ha lo stesso nome del nonno che non ha mai conosciuto, scomparso a 49 in un incidente d’auto».
UN SOGNO. «Spero che Marash diventi un campione, ha la testa giusta per farlo: è timido e serio, forse anche troppo. È entrato nello spogliatoio in punta di piedi, ma si fa rispettare e tutti gli vogliono bene, soprattutto Rrahmani. Quest’estate, tra piscina e palestra, ha lavorato duro, aveva un obiettivo in testa. Fusco voleva portarlo all’Under 23 della Juve, ma il Verona non ha mollato la presa e D’Amico mi ha detto che questo sarebbe stato il suo anno. Il suo procuratore, Gianni Vitali, lo segue bene; ha già un contratto fino al 2022 e Nike come sponsor».
CAMBIAMENTI. «Tutto sta cambiando, anche nelle piccole cose: per fare un esempio, le richieste di maglie ultimamente sono aumentate parecchio…».
Bravo Nikolin, brava persona
Sono fiero di te e di tutta la tua famiglia