Il difensore gialloblù, autore del gol che di fatto ha regalato all’Hellas la semifinale, ha comunque sottolineato anche l’importanza di Fabio Grosso

È senza dubbio l’eroe del primo turno dei play-off, quando con il suo primo gol in carriera ha di fatto deciso il turno preliminare contro il Perugia: stiamo ovviamente parlando di Alan Empereur, il difensore italo-brasiliano autore del missile terra-aria che ha demolito la porta di Gabriel e ha permesso all’Hellas di approdare in semifinale.

Raggiunto dai colleghi del La Gazzetta dello Sport, il numero 33 (scelta non casuale, come avrete modo di leggere) ha raccontato la grande emozione della prima rete, ma ha anche parlato della prossima gara all’Adriatico, di Grosso, Aglietti e di tanto altro.

Di seguito, dunque, le principali dichiarazioni rilasciate dal centrale gialloblù ai giornalisti della Rosea.

PERUGIA. «La dovevamo vincere e ce la siamo meritata. Il gol? Avrei corso fino a salire in Curva Sud: per me è stata la prima rete tra i professionisti. Avevo 110 minuti nelle gambe, ma quando ho visto la palla entrare in porta la stanchezza è sparita: mi sembrava di volare. Ora però andiamo a Pescara e prendiamoci la finale».

PESCARA. «Al Bentegodi è stata una gara aperta, con tante occasioni da una parte e dall’altra, anche se ad averne di più siamo stati noi. Mi aspetto che possa essere così anche a Pescara, stavolta però i gol li faremo. Intanto non ne abbiamo subiti, e questo è un fatto positivo. Vittoria come unico risultato? Il meglio l’abbiamo sempre dato quando ci giocavamo tutto. Certo, il Pescara è avvantaggiato dal regolamento (la squadra di Pillon può anche accontentarsi di un pareggio, ndr), ma questo Verona ha dimostrato di poterlo battere».

GROSSO. «Se all’Hellas ora c’è del buono, è anche merito di ciò che ha lasciato Fabio Grosso, la sua mano è rimasta. L’esonero c’è stato perché noi giocatori abbiamo reso meno di quanto potessimo, ma lui ha pagato per tutti».

AGLIETTI. «Ha apportato delle modifiche: teniamo meno la palla e cerchiamo di essere più verticali, attaccando la porta con pochi passaggi. Sul piano mentale l’impatto di Aglietti è stato forte. Appena entrato nello spogliatoio ci ha detto che forse nessuno credeva più in noi, ma lui sì. E lui, che nel Verona ci ha giocato, ha vinto, ed è stato capitano, ci ha spiegato che cosa serviva per portare i tifosi dalla nostra parte: “Date tutto, sudate la maglia: al di là di come andranno le cose, il pubblico sarà con voi, perché ama la squadra, ama l’Hellas”. Bello, bellissimo».

LA SOLIDITÀ RITROVATA. «In allenamento Cèsar (il vice di Aglietti, ndr) fa un grande lavoro, studia e corregge i nostri movimenti per farci capire come sbagliare meno. Nei play-off abbiamo incassato un solo gol, su rigore e a due minuti dalla fine, quindi i frutti si vedono».

IL “FIORETTO”. «Cosa fare in caso di Serie A? Chiedetemi ed eseguirò. Sicuramente andrò a piedi da Peschiera a Verona».

LA FEDE. «Credo in Dio, prego tutti i giorni, leggo la Bibbia. Il verso a cui sono più legato l’ho trascritto sul parastinco: “Mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra: ma tu non ne sarai colpito”. Vuol dire che non devi mai perdere la speranza, perché al tuo fianco c’è il Signore che ti guida e ti protegge».

IL SOGNO. «Un giorno vorrei giocare nella Liga spagnola e marcare Suarez, il più micidiale attaccante del mondo. Al momento però voglio battere il Pescara, fermare le loro punte, andare in finale e vincerla. La Serie A con l’Hellas: questo è il mio sogno».