L’ex difensore racconta della sua esperienza all’Hellas Verona prima di approdare alla Juventus
Moreno Torricelli, ex terzino di Juventus, Fiorentina ed Espanyol tra le altre, racconta a L’Arena la sua esperienza in gialloblù prima di approdare in bianconero:
VERONA. “Era la primavera del ’92, giocavo nella Caratese. I campionati di A e B erano agli sgoccioli. Mi portarono in prova al Verona. Eravamo cinque ragazzi pescati per un provino. Era la partitina del giovedì. Squadra A contro squadra B. Ricordo che sulla panchina dell’Hellas c’erano Liedholm e Corso. Mi misero a marcare Pierino Fanna. Mi avevano cercato per andare a giocare alla Pro Vercelli, che, però, giocava nell’Interregionale, la stessa categoria dov’ero io. Dissi che non mi interessava. Altrimenti sarei rimasto alla Caratese. E allora, Roncarolo, il dirigente che si era interessato a me, pensò di crearmi un provino con l’Hellas. Mi vede Franco Landri, l’allora direttore sportivo del Verona. Lui era amico di Giampiero Boniperti. Lo contatta e fa il mio nome. Da lì mi si apre un nuovo mondo. Perché mi trovo a fine stagione a provare con la Juventus di Trapattoni. Tutto incredibile”.
JUVENTUS. “La prima amichevole era proprio contro la Pro Vercelli. Trapattoni mi avvicina e mi dice: adesso vieni a Torino con noi. Ci sono altre tre amichevoli. Le giochi pure tu. E poi vediamo. Da tre anni facevo parte della Nazionale Dilettanti. Cercavo la possibilità di entrare nei professionisti e capire se potevo starci anch’io. Già con le prime amichevoli con la Juventus, diverse squadre di C1 e C2 mi volevano”.
PENSAVA ALLA JUVE? “No, pensavo alle parole del Trap. Che mi disse: se non mi comprano Vierchowod, vieni tu con noi. Lo Zar non venne quell’anno… Ero convinto che comunque mi avrebbero mandato in prestito da qualche parte. Avevo 22 anni, arrivavo dalla Caratese, facevo il falegname. Presi una pausa. Non ci pensai. Finite le amichevoli, torno a casa mia, mi licenzio e vado in vacanza. Sapevo che qualcuno avrebbe chiamato. E la chiama la Juve. Io di fronte a Boniperti. Firmai in bianco. Solo io e lui. I procuratori restarono fuori. Un contratto da ottanta milioni. Io che in fabbrica prendevo un milione e due al mese. Firmò in un posto particolare… Sul cofano di un’auto, a Villar Perosa. Il resto della storia la conoscono tutti”.
PRESENTE. “Voglio creare una linea di mobili tutta mia”.
FALEGNAME. “Bellissimo. A tredici anni ho smesso di studiare perché volevo rendermi indipendente e camminare da solo. Non ero un amante dello studio. Mi sono messo a fare il falegname, sono diventato uomo. Nove ore al giorno più il sabato mattina. E quando sono entrato a far parte della Nazionale Dilettanti avevo bisogno del mercoledì per andare a giocare. Ho parlato con i titolari. Abbiamo trovato un accordo: lavoravo dodici ore al giorno. Dalle otto di mattina alle otto di sera. Escluso il mercoledì. E tutto il sabato. E la domenica giocavo. Ad un falegname non si può chiedere quale sia stata la Coppa più bella che ha vinto. Ma qual è invece l’oggetto realizzato di mano sua al quale è più affezionato. Una mazza da baseball, creata da me quando avevo 15 anni”.
SE NON AVESSE FATTO IL CALCIATORE. “Molto probabilmente sarei ancora a Inverigo. Sarebbe stato bello anche così”.
Altri tempi oggi un falegname lavora a l’Ikea…
È stato un buon giocatore. Lo preferivo con la maglia viola addosso ?. Bella persona?
Complimenti.
Umiltà e sacrificio…grande uomo!!?
Averne….. /=\
Ho letto l’intervista.
Oltre al grande rispetto per il calciatore, quando io ero ragazzo.
Adesso ( da adulto ) grande rispetto anche per l’uomo ! ???