Il doppio ex di Hellas Verona e Palermo: “L’allenatore nel calcio conta molto. Per me è vitale. Mi aspetto una bella partita”
È un amore che viene da lontano quello che lega Sandro Vanello e l’Hellas Verona. Cresciuto nelle giovani dell’Inter, all’ombra dell’Arena ha passato una sola stagione, quella 1968-69, ma illuso nome è legato a un aneddoto curioso. Ha esordito, infatti, in Serie A con la maglia del Verona il 29 settembre 1968 in Napoli-Hellas Verona (1-1), prima giornata del campionato subentrando ad inizio ripresa. Il suo esordio è storico in quanto è il primo calciatore di movimento a subentrare dalla panchina essendo stato introdotto il numero 13 solo da quella stagione. Per lui il 13 è stato un numero fortunato in quanto realizzò la rete del provvisorio vantaggio dei veneti. Nel corso della stagione totalizzerà 18 presenze di cui 12 entrando a gara in corso, andando a segno in quattrooccasioni, con una doppietta nella vittoria gara esterna all’Olimpico contro la Roma, contribuendo alla salvezza degli scaligeri.
Nella sua carriera ci fu anche il Palermo e per quello il suo punto di vista è più che mai interessante: “Verona fu il mio trampolino di lancio, il Palermo la mai consacrazione – ha detto a L’Arena -. Grazie al Verona colsi un piccolo record. Da quella stagione, giusto cinquant’anni fa, venne cambiata la norma ed oltre al portiere di riserva, l’allenatore aveva un altro cambio a disposizione“.
L’attualità dice che la sfida di domani sarà molto delicata: “Verona-Palermo sarà una bella partita. Ho visto i gialloblù in tre occasioni. Per me l’allenatore deve ancora incidere. Mister Grosso deve trasferire le sue idee e cercare di creare un gruppo. Ai miei tempi, sia a Verona che a Palermo, spesso andavamo tutti fuori a cena. Mai avuto uno screzio. E poi l’allenatore nel calcio conta. Per me è vitale“.