Intervista malinconica all’ex tecnico dell’Hellas Verona, che racconta la sua vita lontana dal calcio
È una lunga intervista quella nella quale l’ex tecnico del Verona, Alberto Malesani, si racconta sulle pagine del Corriere dello Sport e parla del suo allontanamento dal mondo del calcio.
Un mondo che gli manca: «A me manca di sicuro. È stato la mia vita e dentro ora ho un vuoto». E agli altri quanto manca Malesani? «A questa domanda devono rispondere gli altri. E a quanto sembra gli manco poco».
Il perché se lo è chiesto ma preferisce non parlarne: «Se decido di parlare dico quello che penso. Ma non ne vale la pena, potrei essere di parte. Ecco, quello che posso dire è che dall’analisi che mi sono fatto credo di aver sempre lavorato bene, con spunti avveniristici e con idee innovative e non quelle trite e ritrite delle quali sento sempre parlare. Vede, il calcio è una ricerca quotidiana e magari non avendolo saputo spiegare sono finito per diventare famoso per quelle cazzate sui social
Ritiene di essersi venduto male o di non essere stato capito? «Non è che non mi senta capito, ma le confesso che pensavo di finire meglio la mia carriera. Le dico di più: pensavo di meritare di finirla meglio. Probabilmente ho grosse colpe io per le scelte sbagliate che ho fatto, avrei dovuto farne altre».
I SOCIAL. In parte anche i social lo hanno rovinato. D’altronde le sue foto e i suoi sfoghi come quelli quando allenava Panathinaikos, Genoa e dopo il derby di Verona sono diventati ormai virali. «Sono stato giudicato per le immagini e non per il lavoro che ho fatto sul campo come avrebbe dovuto essere, le mie esternazioni, le mie espressioni, il mio modo di essere persona e di evidenziare la passione per il calcio sono stati ripresi dai social e di conseguenza sono stato deriso e sbeffeggiato. Non ci sono altri motivi».