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Ex gialloblù, González: “In Italia ho imparato la tattica. Il mio ciclo in Europa era terminato”

Il difensore uruguaiano attualmente al Palestino ha parlato dell’esperienza italiana con la maglia del Verona.

Alejandro González, difensore del Palestino ed ex Hellas Verona, ha parlato in una lunga intervista al portale cileno La Tercera, raccontando dei suoi trascorsi in Italia. Queste alcune delle sue parole:

“La mia carriera si divide principalmente in due squadre: Peñarol e Hellas Verona. Penarol è il club dove mi sono formato, dove ho fatto tutte le categorie del settore giovanile e ho debuttato in Primera a 16 anni. Giocavo nella nazionale U-17 e venni premiato come miglior difensore del Sudamericano. Debuttare così giovane in un club con così tanta storia pesava un po’, è stata dura affermarsi e collezionare minuti. Così sono andato a giocare in prestito in una squadra più piccola, al Tacuarembó. Lì sono riuscito a giocare, poi sono andato allo Sporting Cristal in Perù e sono diventato un calciatore. Sono tornato al Peñarol, sono diventato capitano e mi ha comprato il Verona. Sono stato quasi sette anni con loro”.

Europa“Non è facile andare in Europa e giocare in Serie A. Dipende molto dall’allenatore, dalla squadra e dalla pazienza che hai. Non è stato facile, nonostante le mie 50 partite di Copa Libertadores e le 200 presenze in Primera. Ho dovuto debuttare contro la Juventus di Tevez, Pogba, Pirlo e Vidal. Un altro pianeta”.

Calcio italiano- “C’erano tante cose che non sapevo, soprattutto per quanto riguarda la tattica. A livello difensivo erano importanti la tattica e la tenuta mentale. C’è da adattarsi a questo ed è difficile. Poi dopo ti rendi conto che con meno sforzo puoi giocare molto meglio. Questa è la cosa principale che mi porto dietro dall’Italia, oltre alla leadership in difesa. In Serie A c’è un calcio molto tattico,  meno dinamico, ma molto più efficiente. In serie B invece è molto più simile al calcio cileno, più intenso, con più contropiedi”.

Palestino-Mi sono reso conto che il mio ciclo in Europa era finito. Avevo un contratto, ma volevo tornare in Sud America e non è stato possibile tornare al Peñarol per milioni di ragioni. Non avrei mai immaginato un trasferimento in Cile. Il pensiero dei soldi si è estinto in Europa, ma ho ancora voglia di vincere. Il Palestino mi è caduto dal cielo: una sera mi ha telefonato l’allenatore e mi ha convinto in 30 minuti”.

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